“La variante di Luneburg” – Paolo Maurensig


Voto: 3 stelle / 5

“La variante di Lüneburg” di Paolo Maurensig è un romanzo che desideravo leggere da tanto, perché lo vedevo citato da diversi miei contatti. Scoperto che trattava dello scacchi, ho approfittato della challenge #pagineaduello degli Amici di pagina per il mese di settembre, dedicato a un gioco. Il romanzo è del 1993; io l’ho letto in un’edizione Adelphi 1994 presa in biblioteca.

Trama di La variante di Lüneburg

“La variante di Lüneburg” si apre con un caso da risolvere: l’illustre Frisch, ex direttore di una rivista di scacchi, viene trovato morto al centro del suo giardino. È possibile solo ricostruire le sue ultime azioni, che pare abbiano a che fare con una partita di scacchi.

Questo ci viene anticipato da un misterioso narratore esterno, che poi passa a raccontare di un precedente incontro avvenuto tra Frisch e uno sconosciuto in treno.

Quest’ultimo nasconde qualcosa in una tasca e inizia a raccontare a sua volta della sua formazione come scacchista. Da ragazzo, infatti, è stato rigidamente istruito da un misterioso maestro di scacchi e per qualche anno ha attraversato l’Europa in lungo e in largo per distinguersi nei tornei più ambiti.

“Errore diventava ormai tutto quanto non raggiungeva la perfezione”

Infine, anche questo racconto si interrompe e ne inizia un altro, apparentemente slegato da tutto il resto. Siamo proiettati negli anni Trenta e Quaranta, al tempo della persecuzione degli ebrei e dei campi di concentramento.

Recensione

Ho trovato molto interessante come vengono descritte alcune dinamiche insite nel gioco degli scacchi. I personaggi presentati nella prima parte del libro rappresentano molto bene alcuni archetipi. Anche la tecnica a cornice, con il cambio di prospettiva da un narratore a un altro, funziona abbastanza.

Fino a un certo punto.

“Ogni scelta implice, di per sé, l’abbandono di tutte le alternative. Se non fossimo costretti a scegliere, saremmo immortali”.

Sono arrivata alla seconda metà del libro. Ed è stata subito perplessità.

Qui subentrano nuovi temi e nuove ambientazioni. Ci spostiamo in un tempo altro, in un punto del passato. Viene affrontato un argomento toccante e doloroso, l’Olocausto, e viene mostrato nella sua spietatezza. Decidere di vita e di morte, nel parallelismo tragico e crudo di pedine su una scacchiera.

“Tuttavia questo mondo (…) mi lasciò intravedere un giorno quanto labili fossero le fondamenta su cui poggiava, e come sotto certe superbe costruzioni della mente si celasse, separato da una sottilissima crosta, un mondo cavo, sempre in procinto di sprofondare inghiottendo ogni cosa con sé”.

Quello che mi ha resa perplessa è che ci vuole tempo a capire la funzionalità di questa terza narrazione ai fini della trama. Arrivati alle ultime pagine qualche cerchio si chiude, si scopre qualche identità misteriosa e si ottengono alcune risposte, ma poche. Oppure mi sono distratta io. Ma non ho potuto fare a meno di cadere dalle nuvole quando il libro si è concluso senza esplicitare l’unica, grande risposta che contava, cioè quella posta dall’interrogativo iniziale: chi ha ucciso il protagonista?

Consigliato agli appassionati di scacchi: mette in luce degli elementi psicologici interessanti da approfondire.

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