“La vita davanti a sé” – Romain Gary


Voto: 5 stelle / 5

Nel 1975, pochi anni prima della morte, lo scrittore francese Romain Gary pubblicò “La vita davanti a sé”, con lo pseudonimo di Emile Ayar e si aggiudicò il Prix Goncourt, il secondo della sua carriera. Il romanzo divenne ben presto un capolavoro della letteratura francese del Novecento. Nel 2005, a trent’anni di distanza, la casa editrice Neri Pozza si è occupata della pubblicazione dell’opera, tradotta da Giovanni Bogliolo, ed è stata subito un successo. 

Trama de La vita davanti a sé

Tra i sobborghi di Parigi, verso la fine degli anni Sessanta, Madame Rosa, ex prostituta ebrea, ha creato un particolare  rifugio dove trovano riparo e assistenza a pagamento i “figli di nessuno”, bambini abbandonati, figli di donne da marciapiede che non possono tenerli con sé. Tra questi c’è Momò, un bambino arabo sveglio e particolarmente sensibile, abituato a vivere per strada. 

I suoi amici sono i bambini di Madame Rosa, che hanno in comune il suo stesso destino, e gli abitanti del quartiere. I loro caratteri sono finemente tratteggiati, come avviene per il signor Hamil, venditore di tappeti, sempre pronto a impartire consigli o per Madame Lola, un travestito senegalese dal cuore buono. Tra Momò e Madame Rosa si instaura un rapporto materno profondo, capace di resistere ad ogni avversità. 

Il signor Hamil dice che l’umanità non è che una virgola nel grande Libro della vita. L’umanità non è una virgola, perché quando Madame Rosa mi guarda coi suoi occhi ebrei non è una virgola, è anzi il grande Libro tutto quanto.”

Quando la situazione peggiora e precipita inesorabilmente, Momò dovrà crescere in fretta e trovare in sé tutta la forza per andare avanti. 

Recensione

Momò e Madame Rosa. Due solitudini intrecciatesi per caso e legate l’una con l’altra con fili invisibili e indistruttibili. Si cerca di affrontare la vita giorno per giorno, ci si sorregge a vicenda, si condividono le paure, cercando di sopravvivere. 

Variegata e multietnica è la realtà che li circonda in un ambiente segnato dall’abbandono e dal degrado.  Intensi e profondi i temi trattati: omosessualità, prostituzione, droga, aborto, eutanasia. 

Tutto è narrato attraverso la semplicità e la tenerezza di Momò . Man mano che si procede nella lettura, ci si abitua al suo linguaggio, alle sue espressioni colorite, alla sua capacità di trasformare in poesia anche il lato più oscuro della vita. 

Non è facile vivere nella realtà descritta da Momò. Orfani, prostitute, immigrati costituiscono un piccolo mondo a sé , lontano dalla grande città. Ultimi tra gli ultimi, vivono incuranti delle diversità che il mondo condanna, uniti nella stessa sofferenza. 

La vita può essere molto bella, ma non è stata ancora veramente scoperta e intanto bisogna pur vivere.”

È un libro interiore, che scava a fondo nell’anima. Inizia in sordina e poi, senza nemmeno accorgertene, ti affezioni ai due protagonisti, le loro vite ti entrano dentro, soffri e piangi per loro. 

Trasposizione cinematografica

Il cinema ha accolto molto favorevolmente questo romanzo. Il primo film ispirato al romanzo uscì in Francia nel 1977, diretto da Moshé Mizrahi, e l’anno dopo vinse l’Oscar come miglior film straniero. 

Nel 2020 Edoardo Ponti ha assunto la direzione del secondo adattamento cinematografico, che ha visto come protagonista sua madre, la grande Sofia Loren, nel ruolo di Madame Rosa. Il film è stato girato a Bari e si è aggiudicato numerosi premi, tra cui il David di Donatello come miglior attrice a Sofia Loren e il Nastro d’Argento per la colonna sonora “Io sì”, di Laura Pausini. 

Attraverso la magistrale interpretazione della Loren e la bravura del giovanissimo Ibrahima Gueye,  il film è riuscito a trasmettere l’intensità e la profondità delle pagine di Romain Gary e a creare un altro capolavoro. 

One Response

  1. Cristina Mosca 22/01/2023

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