“L’altra casa” è l’ultimo romanzo di Simona Vinci, pubblicato nel 2021 per Einaudi, nella collana Stile Libero. Questa linea editoriale ha come finalità la sperimentazione di forme e generi diversi e il romanzo in questione la rappresenta pienamente. L’opera si inserisce, infatti, nel genere gotico, ma racchiude in sé molteplici aspetti che avvolgono e sconvolgono il lettore in un turbinio di sconcertanti sensazioni.
Trama de L’altra casa
Maura Veronesi è una giovane cantante lirica che la vita ha messo a dura prova. Un intervento chirurgico minaccia la sua carriera e le conseguenze di una relazione clandestina sono ancora impresse nella sua mente e nel suo corpo. Logorata e amareggiata, Maura tenta una rivalsa, che dovrà segnare il suo ritorno sulle scene.
Spinta dal suo agente Fred, ma non del tutto convinta, decide di preparare un evento importante, durante il quale interpreterà i brani che resero celebre Giuseppina Pasqua, famosa cantante lirica della seconda metà dell’Ottocento, grande amica di Giuseppe Verdi.
Per rendere suggestivo l’evento, l’intera organizzazione si svolgerà a villa Giacomelli, situata a Budrio, nei pressi di Bologna, appartenuta proprio alla Pasqua. Ad aiutare Maura nella preparazione artistica ci sarà Ursula, pianista classica nata in Russia e segnata da un’infanzia di abbandoni e soprusi.
Ben presto la casa comincerà a mostrare il suo lato più oscuro e le due donne si ritroveranno invischiate in una serie di situazioni inquietanti che sconvolgeranno le loro vite.
“Di chi era la colpa, allora? Di tutti, nessuno escluso: la colpa appartiene all’esperienza di ogni vita, lo insegna anche qualsiasi melodramma, ciò che avremmo voluto e potuto fare per gli altri e non abbiamo fatto, ciò che gli altri avrebbero potuto fare per noi o non avrebbero potuto fare, e invece. I sospesi, gli errori, gli squarci, le parole di troppo e quelle di meno, i gesti brutti che disegnano traiettorie indelebili…”
Recensione
Non è semplice definire e commentare in maniera limpida un romanzo così articolato e controverso. L’opera parte da una base storica molto solida e ricercata, incentrata sulla figura di Giuseppina Pasqua, di Giuseppe Verdi e del panorama socioculturale che attraversa la villa e segna il passaggio tra l’Ottocento e i primi anni del Novecento.
All’interno di tale struttura, si inseriscono elementi gotici, surreali, che portano a frequenti salti temporali in grado di sconvolgere la dimensione spazio-temporale.
“Non dimenticarti il tempo, il tempo ha regole diverse, qui dentro soprattutto, e il tempo non si compra e non si vende, appartiene a tutti e in esclusiva a nessuno.”
Diversi i piani narrativi, diverse le epoche narrate e le storie ad esse collegate. Visioni oniriche si sovrappongono alla realtà e spesso risulta difficile distinguerle. I significati nascosti sono molteplici. Ogni elemento narrato diventa metafora di qualcosa di più grande, ma il risultato finale non è facilmente decifrabile.
Talvolta, durante la lettura, emerge un senso di disorientamento. I vari passaggi temporali confondono e i personaggi, enigmatici e inquietanti, appaiono lontani nel tempo, nello spazio e nei sentimenti.
Su tutto e tutti domina la casa, protagonista indiscussa dell’opera. Splendide le descrizioni architettoniche e la capacità dell’autrice di rendere vivo e pulsante ogni elemento strutturale.
“Forse, in questa casa non puoi trovare quello che cerchi, ma solo ciò che sta cercando te.”
Poesia e oscurità sono sapientemente miscelati. Molti gli interrogativi che rimangono in sospeso, ma forse anche questi fanno parte di quell’alone di mistero che avvolge ogni pagina e coinvolge chiunque si imbatta nella lettura.