“L’arte di sbagliare alla grande” è un saggio di Enrico Galiano che Garzanti ha pubblicato nel 2020. L’autore è un docente di Lettere alle superiori e fa parte della trasmissione “La banda dei fuoriclasse” su Rai Gulp.
Trama di L’arte di sbagliare alla grande
In questo saggio i contenuti sono supportati dal racconto di esperienze personali a cui l’autore attinge spesso e dalle quali ha tratto quegli insegnamenti che indirizza ora ai suoi alunni.
E’ un ribadire il diritto/dovere dell’errore, che sia quello delle stupidate, delle incompletezze, o delle scelte sbagliate. Con la parola perfetto (perfectum = completo, compiuto) cosa c’è da imparare?
Galiano non sottovaluta gli errori e la loro portata; afferma chiaramente che lo sbaglio può avere come conseguenza una parte di sé che non si rimargina o la facilità ad essere ripetuto all’infinito. Non c’è scampo alle sbandate, come ben sappiamo, ma è da queste che possiamo ripartire, arricchiti da una consapevolezza che prima non c’era.
Anche gli errori altrui che hanno ripercussioni nelle nostre vite, che vorrebbero annientarci, possono rappresentare una rinascita purché si impari ad usare quella meravigliosa congiunzione che è il nonostante.
Una congiunzione può cambiarti la vita: nonostante non abbia avuto …ora sono qui.
Recensione
Mentre scorrevo le pagine di questo libro, come non pensare ad una serata con l’autore a cui ho avuto la fortuna di assistere? Ritrovavo tra le pagine la passione e la positività che mi avevano agguantato quella sera, quando speravo che il tempo non passasse troppo in fretta. Perché abbiamo un terribile bisogno di credere che due mondi all’opposto – quello degli alunni adolescenti e quello degli insegnanti – possano capirsi. Perché, se qualcuno prova a convincerci che, al di là delle facce brufolose e distaccate, esistono delle persone con potenzialità inaspettate, noi ci buttiamo a capofitto volendo prepotentemente che sia così.
Enrico Galiano ci trasmette le emozioni che prova nel sentire il privilegio di un lavoro che lo appassiona. Bellissimo, secondo me il capitolo “LA PENNA ROSSA E LA PENNA VERDE”. Qui si rovescia l’ordine costituito: perché, con la stessa facilità con cui si sottolineano gli errori con la penna rossa, non iniziare a mettere in rilievo con un segno di penna verde ciò che di buono c’è, un traguardo raggiunto, uno sbaglio ricorrente che finalmente è svanito?
Questo libro, che fa bene a tutti, può portare una ventata di fiducia a genitori ed insegnanti.