“L’orfano di Auschwitz” – Henry Oster e Dexter Ford


Voto: 5 stelle / 5

L’orfano di Auschwitz” ci consegna, con la fedeltà derivata dall’esperienza diretta, la testimonianza della deportazione degli ebrei e dei campi di sterminio. Scritto da Henry Opster, sopravvissuto, e da Dexter Ford, editorialista, è stato pubblicato a ottobre 2023 da Newton Compton Editori. Grazie alla casa editrice per l’omaggio cartaceo.

Trama de L’orfano di Auschwitz

Il primo giorno di scuola, nel 1934, Henry, un bambino che abita a Colonia, in Germania, percepisce che qualcosa sta intralciando il suo mondo di aspettative. Finora la sua vita di cittadino tedesco di origine ebree e di famiglia borghese, è trascorsa in modo tranquillo.
Però adesso i sentimenti di sospetto, sopiti da secoli nei confronti degli ebrei, stanno esplodendo.
La Germania deve essere “ripulita”: con il Trattato di Norimberga del 1935 le leggi antiebraiche scombussolano anche la famiglia di Henry. Non ci sono più diritti; le vite degli ebrei finiscono a pezzi. Il padre del bambino è costretto ai lavori forzati.

Eravamo anche tedeschi, e dunque programmati a conformarci, a comportarci in modo rispettoso della legge. Faceva parte della nostra cultura: se il governo diceva che dovevamo fare una cosa, noi la facevamo. Eravamo ebrei, ma eravamo prima di tutto tedeschi. Esisteva una naturale riluttanza ad andare contro la legge“.

Henry e suoi genitori vengono prelevati di notte e portati in Polonia, in un ghetto anticamera della morte. Qui, come in altri luoghi di detenzione, i nazisti trovano il modo di sfruttare la manodopera ebraica, avendo necessità di produrre derrate alimentari, uniformi, materiale bellico. Il padre del bambino non sopravvive alle condizioni inumane del ghetto.

Nell’agosto del 44 Henry e la mamma – che sarà subito separata dal figlio – vengono trasferiti ad Auschwitz. D’ora in poi il bambino dovrà solo imparare a sopravvivere: il lavoro come stalliere nel campo lo aiuterà a perseguire il suo obiettivo.
Dopo la liberazione e la permanenza in un centro di accoglienza in Francia, Henry riuscirà a raggiungere l’America e a veder dispiegarsi la possibilità di una vita nuova.

Recensione

Non sono mai troppe le occasioni di recupero della memoria da parte di chi abbia vissuto in prima persona un tale periodo storico. Questo è un libro da leggere, anche se lascia inevitabilmente immagini dolorose.

Alla fine potremmo capire il sollievo del sopravvissuto, il suo senso di colpa, la paura pervasiva e paralizzante che solo più tardi gli studi definiranno “stress post traumatico”. Preferisco, in questa recensione, inserire alcune parti del libro. La prima è riferita all’ingresso ad Auschwitz del protagonista e di sua madre:

“…uno disse ” Benvenuti ad Auschwitz”. Tutto era pervaso da un odore soffocante, untuoso che pareva trasudare da ogni mattone. Una colonna di uomini selezionati, procedevano accanto a noi. Bambini, uomini anziani. Erano stati mandati a sinistra. Noi eravamo in quel cortile nella gelida aria notturna. Ma gli anziani e i ragazzini che erano entrati nell’altro edificio, quello con la ciminiera che eruttava fumo, non uscirono più.”

Per concludere, un pensiero degli autori sulle modalità con cui Hitler manipolò i cittadini tedeschi convertendoli all’ideologia nazista, facendo creder loro di far parte di qualcosa che avrebbe restituito alla Germania un ruolo predominante.
Non succede così anche attualmente, in altri luoghi?

Accade sovente che dittatori e despoti ingigantiscano la propria reputazione e il proprio potere convincendo il popoli di essere sotto l’attacco di ” qualcun altro”: qualsiasi gruppo sociale che abbia un aspetto diverso o che agisca o pensi in maniera non conforme“.

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