Quella narrata ne “L’ottava vita (per Brilka)” (Marsilio editori 2020), tradotta da Giovanna Agabio, non è una semplice “saga familiare” ma è un pezzo importante di storia, narrata da Nino Haratischwili, nata a Tbilisi nel 1983 e vivente ad Amburgo, infatti scrive nella lingua tedesca. E’ una scrittrice e drammaturga e con “L’ottava vita (per Brilca)” ci regala un sublime capolavoro.
Trama de L’ottava vita
Non si può definire l’ inizio di questa storia, perché gli inizi sono tanti, sono tanti fili diversi, intrecciati fra loro armoniosamente, per creare un secolo di vita.
Si potrebbe partire dal “fabbricante di cioccolato” che nella fine del XIX secolo, ha fatto esperienza in tutta Europa per imparare il mestiere di pasticcere, ed entrare in possesso di una “ricetta segreta” per la cioccolata calda.
Rientrato nella sua amata Georgia crea con successo la “fabbrica del cioccolato”e subito si rende conto che non riesce da solo a gestire l’ attività in continua espansione, ha bisogno di un erede maschio per tramandare la tradizione.
Purtroppo, questo suo desiderio porta le prime tragedie nella vita dell’uomo. La “ricetta segreta” diventerà la fortuna e sfortuna della sua famiglia.
Nel romanzo ci sono anche Stasia, Christine, Kostja, Kitty, Elene, Daria, Niza e poi c’è Brilka, l’ottava vita. Ognuno di loro ha qualcosa da raccontare, qualcosa di prezioso, che non può essere tralasciato, deve essere rivelato al mondo. Perché il mondo deve sapere, deve comprendere che il passato è il presente. Attraverso questi personaggi si intrecciano magnificamente realtà e immaginazione, e ci si immerge in un vortice di emozioni forti, tra loro contrastanti.
Recensione
Vengono trattati anche temi come la violenza sulle donne, le difficoltà dell’adolescenza, la tossicodipendenza, l’alcoolismo, il patriottismo esagerato, l’abuso di potere, il razzismo. Sentimenti che si trasformano. L’amore eccessivo e sproporzionato per qualcosa- che sia per un’altra persona, per la patria, o per se stessi- si tramuta in odio, cattiveria, e vendetta.
C’è la guerra, la solitudine, la sofferenza e il dolore. Ma c’è anche la speranza. Ogni inizio ha una fine e nessuno rimane solo e abbandonato. C’è sempre qualcuno, un parente, un amico, uno sconosciuto su cui fare affidamento. Le persone, malgrado il dolore, continuano ad amarsi, cercarsi, fare figli.
“ … Tu sei un filo, io sono un filo, insieme formiamo un piccolo ornamento, e insieme a molti altri fili formiamo un motivo. I fili sono tutti diversi, diversamente grossi o sottili, tinti con diversi colori. Se li prendi singolarmente i motivi sono difficili da distinguere, ma se li osservi legati l’uno all’altro rivelano storie fantastiche… ”.
C’è anche la storia, la storia di tutti noi. La prima guerra mondiale, la rivoluzione russa, la guerra civile nell’Unione Sovietica, il socialismo, la seconda guerra mondiale, il nazismo, la guerra fredda, la guerra del Vietnam, la Perestroika (ristrutturazione) di Michail Gorbaciov, il disastro di Cernobyl, la divisione dell’Unione Sovietica, la “repubblica della Georgia”. Tutti fatti che fluttuano con eleganza nelle vicissitudini del romanzo.
In oltre mille pagine di romanzo, nonostante l’ingegno della scrittrice, dilungandosi in alcune parti, si rischia di stancare il lettore. Ma saranno pochi coloro che cederanno alla noia. Il romanzo è consigliato a tutti, indipendentemente dal sesso, età, nazionalità, credo politico e religioso. Il libro racconta tutti noi ed è stato scritto per tutti noi.
Victoria Archontis
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