“Di carta e d’inchiostro” – Valeria Arnaldi


Voto: 4 stelle / 5

“Di carta e d’inchiostro. Eroine che hanno scritto la storia” (Ultra Lit Edizioni 2022) è la pubblicazione più recente della giornalista e scrittrice Valeria Arnaldi.
Questo saggio presenta quattordici donne che l’autrice definisce “combattenti della penna armata” per il loro giornalismo militante. L’intento è quello di sfatare il mito che il grande giornalismo sia una prerogativa maschile e le grandi giornaliste una semplice eccezione. Ne presenterò alcune.

Trama – “Di carta e d’inchiostro”

Tra le pioniere del XIX secolo incontriamo Margaret Fuller, Matilde Serao e Ida B.Wells.

La prima teorizza la parità di genere come una conquista reciproca in un testo pioneristico sull’emancipazione femminile. Fu la prima donna critico letterario e giornalista assunta in un’importante testata statunitense. Di rara cultura, ebbe una vita avventurosa e drammatica: in Italia appoggiò la causa mazziniana e trovò l’amore; al rientro in patria trovò la morte.

Della seconda colpisce il connubio vocazione-passione-talento che la spinse giovanissima e priva di un titolo di studio a scrivere articoli di denuncia contro i pregiudizi e le vessazioni a danno delle donne lavoratrici, specialmente le maestre e le operaie. Fondò “Il Corriere di Roma”, Il Mattino”, “Il Giorno”, ma fu sempre un personaggio scomodo tanto che le sei candidature al Nobel rimasero lettera morta.
La terza, Ida B. Wells, si distinse come attivista dei diritti civili. Subì e combatté tutta la vita la doppia discriminazione in quanto donna di colore figlia di schiavi liberati. Insegnante, giornalista, scrittrice e prima corrispondente afroamericana all’estero.
Che dire di Nelly Bly che accetta di farsi internare in un manicomio femminile sotto copertura per un reportage di denuncia? È solo il trampolino di lancio di una brillante carriera: per scelta nel mondo del giornalismo investigativo, per necessità in quello degli affari. È nota la sua scommessa con Jules Verne. Riuscirà a fare il giro del mondo in meno di 80 giorni?
Nel XX secolo Dorothy Thompson realizzò interviste memorabili tra cui spicca quella ad Hitler nel 1931. Colpisce la sua capacità di cogliere dietro l’aspetto fisico l’uomo, anzi un “piccolo uomo”, con un ritratto morale ironico e tagliente. Forse troppo ironico per i suoi detrattori che la accusarono di non aver capito la pericolosità del politico nazionalsocialista.

Sempre nell’alveo del secondo conflitto, Margaret Bourke-White non solo fu la prima inviata di guerra, ma la prima fotoreporter straniera nella Russia invasa dai tedeschi. E sapevate che fu una giornalista inglese l’autrice dello scoop sull’imminente invasione tedesca della Polonia? Il suo nome è Clare Hollingworth, una reporter leggendaria attiva in prima linea sui fronti caldi fino a tarda età.

Desidero ricordare anche Lee Miller, più nota che conosciuta per il celebre scatto che la immortala nuda nella vasca di Hitler. Ebbe il dono di bellezza e intelligenza, coltivò la curiosità, trasformò in lavoro la sua passione per la fotografia. A Parigi diventa la musa di Man Ray, sul fronte passa dall’altra parte dell’obiettivo come inviata per “Vogue”. Ma quando abbandona la guerra, sarà la guerra con i suoi orrori a non abbandonarla più.

Chiude la carrellata l’immensa Oriana Fallaci.

Recensione

Valeria Arnaldi ci restituisce il profilo di giornaliste d’eccellenza che meritano di essere ricordate. Non per il fatto di appartenere al genere femminile, ma per la professionalità, la competenza, il coraggio, la dedizione e la lungimiranza. Perché solo chi ha stoffa, e loro ne hanno avuta da vendere, capisce quando la cronaca è destinata a diventare Storia.

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