“Maria Zef” – Paola Drigo


Voto: 5 stelle / 5

Maria Zef”, apparso per la prima volta nel 1936 e scritto da Paola Drigo, autrice vissuta tra l’800 e il 900, è un romanzo pubblicato a maggio 2022 da Minimum fax.

Trama di Maria Zef

Come ogni autunno, Catine, con le figlie Mariute e Rosute, lascia la Carnia, una montagna ostile come la gente che la abita, e scende nella pianura tra i fiumi Livenza e Piave con il carretto colmo di mestoli e scodelle di legno. Siamo nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale; le donne carniche spesso provvedono alla famiglia con la vendita di poveri manufatti. Sono viaggi estenuanti, a volte sotto le intemperie, con giacigli di fortuna. Durante quest’ultimo viaggio, Catine, già malata, muore. Le due bambine, dopo essere state ospitate per un periodo dalle suore di un ospizio, vengono prelevate da un uomo, Barbe (zio) Zef, che le riporterà a casa.

“Per raggiungere il loro casolare, i tre dovevano attraversare la zona più desolata della montagna. Di sera la sinistra ceppaia sembrava un’adunata di nani difformi emergenti a mezzo petto dalla terra, immobili; di giorno il luogo era di uno squallore malinconico e desertico”.

Il casolare degli Zef – una camera e una cucina, il fienile e l’ovile – insieme ai prati vicini rappresenta tutto il mondo delle due bambine; Barba Zef almeno ogni tanto scende in paese a vendere il carbone. Ma quei pochi denari ricavati di solito, al ritorno, sono già stati spesi per il vizio di bere. Quando Rosute, la più piccola, deve essere ricoverata in ospedale, Mariute, rimasta da sola con lo zio, viene stuprata.

Sarà solo l’inizio di una di tante notti simili, avvolte dal silenzio circostante in cui non c’è nessuno a proteggere la bambina. Eppure la vita continua con i suoi rituali e le sue necessità. Solo quando lo zio comunica a Mariute che ha già preso accordi perché vada a lavorare in città, la ragazzina si sente trafitta, in preda all’angoscia: Rosute, stando da sola con lo zio, non dovrà subire la stessa sorte. E prende una decisione.

Recensione

L’innocenza e la dolcezza di Mariute, la pietà che quest’ultima prova perfino nei confronti dello zio, reputandolo lui stesso vittima, contrastano con la durezza dell’ambiente, dei personaggi.

La vita era stata così dura con lei, e con un’esperienza così diversa da quella della maggioranza delle creature della sua età che le privazioni, i pericoli d’ogni genere trovavano il suo animo non agitato come avrebbe potuto essere quello di una bambina, ma temprato e quasi rassegnato come quello di una vecchia“.

Mariute accetta tutto, ma non ciò che potrebbe succedere alla sorella; la piccola Rosute va salvaguardata, ad ogni costo. La protagonista è un’eroina. Una di quelle eroina in ombra, mai sfiorate dalla storia. Ma l’autrice – ci sembra di riconoscere personaggi del verismo, qui dislocati in un ambiente del nord est – racconta senza giudizi, senza intrusioni personali. In modo verista descrive la vita dei miserabili, di chi, per sopravvivere, deve lottare. Sembra invece affidare la sentenza alla coscienza del lettore, e lo fa con stile attento e scrupoloso.
Troviamo in questo libro dettagliate descrizioni, che si tratti dell’ambiente o dei tratti caratteriali e fisici dei personaggi.
Il titolo, solo un nome ed un cognome, fa emergere una bambina, ed è come si desse dignità a tutte quelle donne che, come Mariute, sono state soggiogate e violentate. Il fatto che il libro sia stato pubblicato la prima volta in un periodo in cui questi episodi non erano portati alla luce del sole è un altro pregio da evidenziare.

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