A fine aprile 2024 è stato pubblicato da Mondadori, il libro della scrittrice Susanna Reale, “Minerva in fiamme“. Un giallo che ha come protagonista una psicoterapeuta alle prese con un’indagine improvvisata. Si ringrazia la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.
Trama di Minerva in fiamme
Al Centro per Adolescenti della città di La Spezia, in una fra le tante disastrose situazioni sanitarie, lavorano eroici resistenti. Tra essi, c’è Minerva, psicoterapeuta, una donna intensa, con la tendenza ad essere una mina vagante e l’energia fisica ostacolata da una sclerosi multipla con la quale, tra una recidiva e l’altra, ha stabilito un patto di convivenza.
Uno dei suoi pazienti, Angel, un ragazzo dominicano, viene trovato morto. Un furto finito male? Cosa c’era di così interessante da rubare all’interno di un magazzino? Certo, l’ambiente di Angel è quello in cui chi possiede soldi e lavoro va avanti, mentre chi è in basso rimane ai margini, quello dove, per sopravvivere, si vende anche la droga. Il ragazzo però aveva dei sogni di riscatto e sperava in un futuro diverso da quello dei suoi genitori immigrati.
Dopo la morte di Angel, i suoi tre amici cercano di non farsi vedere nella struttura in cui sono seguiti, in attesa degli eventi. Ciò non fa che insospettire gli operatori. Ad affiancare le indagini, quindi, un club di dilettanti, il personale del Centro per Adolescenti che dimentica la neutralità terapeutica per fiondarsi nell’investigazione. A condurre il tutto Minerva la quale, con la calma e la determinazione proprie del suo lavoro, affronta personaggi di ogni genere e situazioni al limite.
Recensione
Minerva si ritrova, più o meno ufficialmente, all’interno di un giallo, non si siede come il saggio sulla montagna ad aspettare. E’ una donna che sa impietosire spacciatori, con i quali è anzi in grado di fraternizzare, si relaziona con un compagno imprevedibile ed originale, è in grado di fronteggiare un ex marito, collega di lavoro dall’ego ipertrofico. E, cosa non da poco, convive familiarmente con una malattia che è come la batteria di un cellulare e fa perdere tacche con l’uso.
Il suo personaggio ha la scorza dura e una voce dolce di natura. Ma ci sono dei momenti in cui può renderla dolcissima, un gelato alla vaniglia.
I personaggi sono fissati in modo preciso, hanno le loro manie, si muovono in spazi che, pian piano, diventano familiari a chi legge.
Al di là degli sviluppi della storia, si gode dell’ironia del raccontare. L’autrice si affida a dialoghi attenti spaziando tra analitico ed ironico, toccando tematiche importanti – il particolare disturbante della malattia, descritto con lievità – nel costruire una trama attorno ad un personaggio curioso ed umanissimo.