“Narratori dentro. Storie fuori dal carcere” – Antonio Carpino


Voto: 4,5 stelle / 5

“Narratori dentro. Storie fuori dal carcere” è il frutto di un progetto di scrittura realizzato nell’anno scolastico 2017/2018 presso l’istituto penitenziario di Paola, in provincia di Cosenza, curato da Antonio Carpino, docente di italiano e storia. Il testo è stato pubblicato dalla casa editrice “Le Pecore Nere” nel 2022 e si presenta come una raccolta di storie scritte dai detenuti e legate a ricordi, a momenti vissuti prima della detenzione, che raccontano un altrove reale, lontano, ma ancora vivo e palpitante.
Ringraziamo l’autore per la copia omaggio ricevuta.

Trama di Narratori dentro

Antonio Carpino insegna presso l’IPSEOA di Paola, all’interno della Casa Circondariale. Ogni giorno varca una serie infinita di cancelli, si sottopone a continui controlli, arriva in aula e si trova di fronte padri, figli, uomini adulti che si sono macchiati dei reati più diversi. A loro non si può mentire, con loro non esistono filtri. Scrutano chi hanno davanti, lo studiano e cercano di capire se è degno di fiducia.
Ogni giorno il prof. Carpino ascolta le loro storie finché non decide di farle scrivere a loro stessi e di affidarle al mondo esterno.

Scrivere mi fa dimenticare il passare del tempo, l’orologio sprofonda nell’oblio, e mi fa tirare fuori i sentimenti più segreti, a volte quelli più oscuri, altre quelli che mi sorprendono. È come girovagare in macchina senza meta.”

Alcuni detenuti hanno sentito più di altri un bisogno urgente di raccontare e di raccontarsi. Ricordi legati alla prima bicicletta o alla prima bocciatura, a personaggi surreali che tornano a rivivere, come Michele “il pazzo”, “Peppe delle corone”, mastro Carmelo.

I racconti sono scritti in dialetto calabrese per rispettare una tradizione orale predominante, dal passato ben radicato nelle culture locali. È presente accanto una traduzione letterale per un coinvolgimento maggiore da parte di lettori non avvezzi a questo idioma.

Recensione

L’incapacità di mettersi in ascolto. È questa una delle mancanze più gravi della nostra società. C’è stato un reato e il colpevole è stato condannato. Questo è sufficiente per il mondo esterno.
Non è facile incontrare persone che si soffermano ad ascoltare le piccole storie quotidiane dell’altro, partecipando emotivamente al racconto. Antonio Carpino è riuscito sia a tirar fuori ricordi ed emozioni lontane dei detenuti, sia a trasmetterli al lettore.

Frammenti di saggezza popolare, resi ancor più vivi dalle espressioni dialettali, emergono nella semplicità di questi racconti. Piccole scena di vita quotidiana conservate tra le pieghe della memoria rivivono grazie a un foglio e una penna. Una sottile nostalgia di un mondo lontano accompagna la lettura, portata avanti talvolta con una lacrima, talvolta con un sorriso

In questi posti è tutto un altro mondo, non ci sono fiori da regalare a chi ami ma c’è solo erbacce, muri, cancelli e porte sempre chiuse, rumore di chiavi ogni momento, che te le sogni anche la notte perché oramai ti sono entrate nel cervello e le senti giorno e notte.”

Mentre prosegue la lettura, impariamo a conoscere i “narratori dentro”, ad entrare nel loro mondo. Nonostante le sbarre e i cancelli, con le loro parole, sono riusciti a portare fuori una parte di sé, nelle strade, nelle piazze, nelle scuole. Ovunque viva ancora la speranza.

Non c’è amore che non possa essere insegnato,
non c’è odio che non debba essere cancellato.

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