Nella fucina dello scrittore

Lo scrittore e la scrittura

C’è un tipo di libro che da quando sono diventato un lettore mi ha sempre incuriosito: quello in cui uno scrittore parla di scrittura ed esprime, fra le altre cose, la propria teoria letteraria (se ne ha elaborata una, altrimenti non esprime proprio nulla).

Il punto di vista di un autore è interessante, perché – lo voglia oppure no – dalle sue opere traspare inevitabilmente la sua personale interpretazione del mondo cosiddetto reale e il suo modo di affrontarlo.

I saggi d’uno scrittore possono rappresentare per chi legge una fucina di spunti, idee, stimoli da utilizzare in sede di eventuale scrittura. Perché il confronto con l’Altro da sé non è mai inutile: può insegnare qualcosa sebbene in negativo, come sosteneva Plinio il Vecchio:

Non c’è libro tanto cattivo che in qualche sua parte non possa giovare

Queste poche righe hanno l’ambizione di costituire una rassegna minima di testi in cui autori molto noti si sono esposti parlando del proprio modo di scrivere e delle proprie esperienze, oppure illustrando le proprie teoria in materia di scrittura, partendo dall’ambito/genere letterario prescelto per le loro opere.

Il libro intervista

Credo che la formula più utilizzata sia quella del libro intervista. Un giornalista – o un altro scrittore – incontra più volte l’autore in questione. Le conversazioni che ne nascono diventano un volume discorsivo. Non necessariamente, cioè, la struttura è quella dell’intervista classica con domande e risposte.

Tre sono gli esempi che vorrei menzionare: i libri interviste riguardanti Marguerite Duras (“La passione sospesa”), Luis Sepúlveda (peraltro scomparso da poco a causa del Covid 19) “Raccontare per resistere” e Gabriel García Márquez (“Odor di Guayaba”). In tutti e tre i casi siamo di fronte a qualcosa di colloquiale. L’intervistato, oltre che della propria attività parla anche di sé e in maniera gradevolmente informale. Merito anche dell’intervistatore, che mette a suo agio l’interlocutore, spingendolo a raccontarsi.

Non so dirvi se questi tre volumi siano tuttora disponibili. Può essere. Le edizioni in mio possesso sono frutto delle ricerche che compio periodicamente nei mercatini dell’usato e sulle bancarelle. Magari le hanno ristampate. Chi lo sa.

Il saggio letterario

Capita che uno scrittore decida di scrivere un saggio oppure una raccolta di articoli per mettere nero su bianco le proprie idee in materia di letteratura.

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È proprio il caso di Émile Zola: di fatto il suo saggio “Il romanzo sperimentale” non è che il manifesto del Naturalismo, movimento letterario del quale lo scrittore francese è stato il padre fondatore. Alcune sue considerazioni non sono molto sensate, a dire il vero. Perché sono difficilmente applicabili nella pratica. Ma la teoria da lui elaborata contiene aspetti decisamente interessanti che chi si occupa di letteratura non può fare a meno di conoscere.

Con Patricia Highsmith si cambia decisamente ambito. Il suo libretto “Come si scrive un giallo”, pubblicato in Italia da Minimum Fax, riguarda il genere letterario nel quale si è specializzata, vale a dire il giallo. Anche se quanto da lei espresso non riguarda esclusivamente questo tipo di narrativa: «Spero che tra i lettori di questo libro ce ne siano alcuni che non hanno intenzione di diventare scrittori di gialli ma semplicemente scrittori, perché penso che molte delle cose che ho detto riguardino la scrittura in generale o quanto meno la narrativa».

Il caso di Margaret Atwood – scrittrice della quale confesso di non aver letto altro all’infuori del libro che intendo segnalarvi – è particolare. Siamo infatti in presenza di una serie di lezioni riguardanti la scrittura ma anche la lettura, attività fondamentale se uno decide di mettersi a scrivere. In “Negoziando con le ombre” non troviamo saggi, dunque, né articoli, bensì una serie di lezioni. Una formula sicuramente diversa ma altrettanto efficace.

Consigli di scrittura

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Vorrei concludere questa carrellata forzatamente minima (troppi sarebbero gli esempi da segnalare: io mi sono limitato ai primi che mi sono capitati sott’occhio nel marasma di quella che oso definire la mia libreria) con un’altra tipologia di volume abbastanza comune. Quella in cui l’autore famoso scrive per dare una serie di consigli a chi si è messo in capo di intraprendere la professione letteraria. I suggerimenti possono essere generici oppure rivolti a una figura particolare (pensate solo alle Lettere ad un giovane poeta di Rainer Maria Rilke) seppur imprecisa.

Il tono è sempre colloquiale, per non dire confidenziale, e l’autore noto punta soprattutto sulla praticità dei consigli che dispensa al destinatario, cioè l’aspirante scrittore.

Gli autori che voglio menzionarvi sono due: il francese Charles Baudelaire e l’americano Raymond Carver.

Il primo ha pubblicato i suoi “Consigli a giovani scrittori” a venticinque anni. Si leggono benissimo e sono intrisi di buon senso. Non so purtroppo dirvi se l’edizione pubblicata da Besa nel 1998 sia tuttora disponibile.

Quanto a Carver, be’… il titolo del libro pubblicato da Minimum Fax dice tutto: “Niente trucchi da quattro soldi”. Ricordiamoci sempre che lo scrittore americano è stato uno dei maestri della narrativa breve e che solo da pochi anni i suoi racconti sono disponibili nella versione da lui voluta.

Ho portato alla vostra attenzione dei libri che ho trovato molto interessanti.

Ora tocca a voi.

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