Purtroppo “Non l’ho mai detto” ha confermato la prima impressione che avevo avuto di Sophie Hannah.
Fa parte di una serie ed è stato pubblicato nel 2011 con il titolo “Kind of cruel” (Un po’ crudele) per un totale di 443 pagine e facente parte del genere thriller. In Italia è stato edito da Garzanti nel 2014.
Trama di Non l’ho mai detto
Amber, per curare la sua insonnia, decide di recarsi – anche se molto scettica a riguardo – da un’ipnoterapista. Durante la seduta le vengono fuori tre parole: buono, cattivo, cattivello. Amber non sa da quale parte della sua memoria siano saltate fuori, ma il problema è che sa di averle lette su un foglio a righe azzurre, senza però ricordarsi il contesto.
Purtroppo queste tre parole sono collegate ad un omicidio ancora irrisolto e verrà quindi interrogata dalla polizia. Lei è anche legata ad un altro omicidio irrisolto, che l’ha portata ad essere madre di due bellissime bambine. Inizierà a collaborare con la polizia per la risoluzione dei due casi irrisolti, agendo anche da sola, e sperando che l’ipnoterapista l’aiuti a venire a capo di questo mistero.
Recensione:
Purtroppo, come già anticipato all’inizio di questa recensione, questo libro non ha fatto altro che confermare la prime impressione che ebbi di questa autrice, ovvero che non fa per me. Non mi piace il suo modo di scrivere, che trovo pesante e lento, e anche se la storia è bella secondo me non è stato raccontato in maniera tale da invogliare il lettore nel continuare la lettura.
Ho trovato che la narrazione si trascina per la maggior parte del tempo e che poi fa capire al poliziotto – e spiegare tutto – nelle ultime venti pagine.
Va bene che se avesse capito tutto prima non ci sarebbe stato bisogno di continuare la scrittura, però non mi sono sentita attratta da questo libro.
Purtroppo mi sento di sconsigliarlo in quanto a me non è piaciuto, ma con il mio voto lascio il beneficio del dubbio che possa essere perché io non ho letto i libri precedenti e che ha scritto e che quindi mi possa essere sfuggito qualcosa.
