
Pubblicato in America nel 2004 e in Italia nell’anno successivo, “Il complotto contro l’America” di Philip Roth stravolge accadimenti storici che hanno segnato la storia recente dell’America e del mondo. Sappiamo cosa è accaduto, ma Philip Roth immagina cosa sarebbe accaduto se non fosse andata come è andata….
Dello stesso autore abbiamo recensito anche “Pastorale americana“.
Trama de Il complotto contro l’America
Philip è un bambino nel 1940, ha sette anni quando si tengono le elezioni presidenziali che potrebbero determinare gli esiti del conflitto che sta devastando il vecchio continente.
Chi vince quelle elezioni ? L’aviatore Charles Lindbergh, repubblicano, filonazista, antisemita o (sarebbe la terza volta) il democratico Franklin Delano Roosevelt che ha risollevato gli Stati Uniti dalla grande crisi del 1929? Qui finisce la cronaca e inizia l’invenzione.
Da qui inizia il calvario della famiglia Roth, da questo momento essere ebrei conta più che essere americani, da questo momento il sogno americano diventa un incubo.
Alla fine ci sarà un inimmaginabile colpo di scena che spiegherà tutto, rivelando al lettore quanto poco o quasi avesse compreso degli accadimenti narrati poc’anzi.
Recensione
Philip Roth ci mostra il suo album di ricordi più preziosi, ci mostra le paure di un bambino ebreo terrorizzato dall’idea che il suo magico mondo possa cambiare. La “voce” è delicata ma diretta, come solo quella di un bambino può essere, la maturità dell’adulto che scrive che non ne intacca la purezza.
L’ammirazione per la madre è palese e tenerissima: è proprio Bess il personaggio che ho amato di più, forte, fragile, equilibrata. E’ lei a tenere i fili del delicato equilibrio che si crea all’interno di una famiglia molto unita fino a poco tempo prima.
“Tenere insieme il nostro mondo il più tranquillamente e giudiziosamente possibile, questo era il suo compito; era questo che dava pienezza alla sua vita ed era questo che stava cercando di fare; eppure nessuno di noi l’aveva mai vista così messa in ridicolo da questa banale ambizione materna”.
Consigliato agli amanti della storia moderna.
Mi è piaciuto tantissimo “Il complotto contro l’America”.
Ho trovato Philip Roth incisivo. Anche se è un romanzo ucronico o di fantapolitica, come lo si vuole chiamare, il dolore delle persone è autentico e ci riconduce alle persecuzioni razziali realmente avvenuto.
Nella forza dei sentimenti e delle emozioni non ho trovato differenza fra questo romanzo e testimonianze come “Il pane perduto”. È un lavoro dedicato a un’intera stirpe e che insieme a lei respira e soffre.
La parte finale ha una sorta di compendio, perlomeno in Audible, in cui ci viene restituita la dimensione storica dei personaggi di cui si parla nella fiction (Burton Wheeler, Walter Winchell…).
Il lettore non esperto di storia contemporanea sarà grato a questo compendio, perché permette di ampliare la propria visione del romanzo. Sono sicura di non aver colto moltissime allusioni e molti riferimenti alla politica degli anni Quaranta e anche a quella attuale.
“Perché cos’è la storia?”, chiedeva retoricamente quand’era in vena, espansivo e didattico, come spesso gli capitava a cena. “La storia è tutto ciò che accade dappertutto, anche qui a Newark, anche qui, in Summit Avenue. Anche quello che succede in una casa a un uomo qualunque. Anche questo, domani sarà storia.”