Dopo quella su Virginia Woolf continuo a parlarvi di biografie introvabili, perché lo so che voi siete bravi e che attraverso i vostri canali riuscireste a procurarvele, anche usate. Stavolta ho letto quella di Luigi Barbara su John Fitzgerald Kennedy, pubblicata nel 1985 da Alberto Peruzzo editore nella collana “Le grandi biografie”.
Trama di John Fitzgerald Kennedy
Questa biografia di John Fitzgerald Kennedy mi ha innamorata da subito perché, come piace a me, la vita del protagonista viene narrata partendo da Adamo ed Eva. Nel caso di JFK iniziamo quando il bisnonno irlandese Patrick Kennedy sbarcò in America nel 1848 e si mise a fare il bottaio. Nel giro di due generazioni, i Kennedy mettevano già a frutto il loro forte fiuto per gli affari e il loro spirito competitivo. Joe Kennedy, il padre di JFK, ha conquistato un patrimonio pazzesco servendosi anche di mezzi poco leciti. Fondava consorzi finanziari che tramite acquisti e vendite irregolari facevano lievitare il prezzo dei titoli a buon mercato, impressionando così i più sprovveduti. Forse da qui il karma ha iniziato a smobilitarsi e a intessere la “maledizione dei Kennedy”?
La carriera politica di John Fitzgerald, Jack per gli intimi, arriva in sostituzione di quella ambita per il primogenito Joseph Jr., morto in guerra. Quella stessa guerra da cui Jack si è salvato incidendo l’SOS su una noce di cocco che ha conservato fino all’ultimo sulla sua scrivania da presidente.
Le peculiarità
Questa biografia si concentra molto sui rapporti famigliari e non trascura l’influenza del “clan” dei Kennedy. John era il secondo di ben nove figli e figlie. Di loro, una aveva problemi psichici (permanenti a seguito di una lobotomia) e quattro sono morti in circostanze tragiche fra il 1944 e il 1968.
Un clan che viene descritto solido, chiassoso, impegnato politicamente, ambizioso. Un clan che ha sostenuto con il porta a porta e feste magnifiche le candidature del secondogenito, prima al Senato e poi alla Presidenza degli Stati Uniti.
Da qui in poi, Luigi Barbara tocca i fatti salienti del governo Kennedy focalizzandosi molto sull’aspetto umano e di salute. Accenna con rispetto alle leggenda – fondata – che vede in JFK un impenitente donnaiolo; nomina le ultime amanti, tra cui Marylin Monroe; e il rapporto con la moglie Jacqueline, descritto da più punti di vista come un matrimonio “che faceva acqua” a causa della profonda diversità di caratteri.
Il libro si chiude con le ultime esequie, e la riflessione sul mistero che permea il suo assassinio, avvenuto il 22 novembre 1963. L’autore lo conclude sapendo che probabilmente non potrà vedere il giorno destinato alla desecretazione, nel 2013, a cinquant’anni dalla morte di JFK, ma dichiara che probabilmente, quel giorno non sarà decisivo per sapere la verità. Ha avuto ragione: i faldoni sono rimasti in parte inaccessibili e ci si domanda ancora se l’assassinio fu il frutto di un’azione individuale o di un complotto più vasto.
Recensione
Questo libro mi ha dato esattamente quello che cerco in una biografia: l’aspetto umano, intimo e privato di un personaggio pubblico. L’autore entra poco nel merito delle azioni politiche – infatti dovrò fare ulteriori ricerche sulla sua posizione a favore della parità dei diritti, che è l’aspetto che più mi interessa per lavoro – ma ne fa una panoramica che ho trovato utile. La focalizzazione maggiore rimane dietro le quinte. Riceviamo conversazioni private (“È più facile far ragionare Kruscev che mia moglie”, avrebbe detto il presidente), testimonianze e documenti.
Poco importano i salti temporali, che portano l’autore a ripetersi su alcuni dettagli e su alcuni periodi. Sembra un po’ di assistere a una conferenza, in cui il relatore anticipa alcuni fatti seguendo il suo filo di pensieri. Alla fine è anche positivo sentire più volte lo stesso dettaglio, perché rimane impresso.
Consigliato!