Il Gattopardo- Giuseppe Tomasi di Lampedusa


Voto: 5 stelle / 5

Edito da Feltrinelli nel 1958, al testo de “Il Gattopardo” vennero poi aggiunte altre parti in conformità al manoscritto originale. Il suo autore, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, era scomparso un anno prima: il Premio Strega del 1959 gli è stato conferito postumo.

Dal romanzo è stato tratto, nel 1963, il film diretto da Luchino Visconti.

Trama de Il Gattopardo

Siamo in Sicilia nel 1860. Giuseppe Garibaldi è appena sbarcato coi suoi Mille a Marsala e il principe Fabrizio Salina è comprensibilmente preoccupato per il possibile rovesciamento della monarchia con la conseguente nascita di uno stato repubblicano. La preoccupazione è smorzata dal compiacimento per la partecipazione all’impresa garibaldina del nipote Tancredi. Don Fabrizio ammira molto il giovane per il suo coraggio, quello che nessuno dei suoi figli possiede, ma vede minacciata la sua posizione e i privilegi che essa gli riserva.

Recensione

Le descrizioni sono molto suggestive, sono forse la parte migliore del libro, Tomasi di Lampedusa fornisce un rapporto dettagliatissimo non solo di immagini, ma anche di odori e rumori, dalla pagina si materializza tutto ciò che l’autore descrive, nulla è da immaginare.

Il romanzo è la storia di un cambiamento, di un apparente cambiamento, nuovi padroni succedono ai vecchi per legittimare la loro scalata sociale. C’è una parte di popolo che non è più popolo, ma i vecchi padroni conservano i loro privilegi accanto all’incredulità verso le persone del ceto basso che sono riuscite a sollevarsi. Don Fabrizio possiede un distacco aristocratico dal denaro e da ogni forma di affare, a differenza di don Calogero Sedara, padre di Angelica e futuro suocero di Tancredi. Don Calogero non ha alcuna eleganza se non quella della sua intelligenza, della sua astuzia, del suo fiuto per gli affari che gli consentono di ascendere dal ceto basso a quello che conta. La diffidenza di don Fabrizio verso il cambiamento ha origine nell’invidia più che nel timore.

Tancredi, impavido garibaldino, è ansioso di fare la sua parte, sua è la frase più famosa del romanzo: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.” Apparentemente rivoluzionario, vuole che i privilegi di cui gode, siano in qualche modo anche merito suo, il tutto sugellato dal matrimonio con la bella e ricca Angelica Sedara.

Insieme a “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi e “Il resto di niente” di Enzo Striano, “Il Gattopardo” è una lucida analisi della questione meridionale, il dito è puntato sempre verso lo stesso problema: l’ignoranza. Ignoranza dei propri diritti e quindi l’incapacità di difenderli, il compromesso come unica strada per arginare il problema: compromesso con chi promette, disinteresse verso il modo in cui si cerca di mantenere gli impegni presi. Si sono susseguite questioni non affrontate, cambiamenti che non hanno cambiato nulla. Nel romanzo di Tomasi di Lampedusa è descritta la società di un secolo e mezzo fa in cui la cultura era privilegio di pochi e la religione carceriere di libertà impronunciabili.

Consigliato agli amanti dei romanzi storici. Ogni meridionale dovrebbe leggere questo libro.

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  1. Isabella Fantin 31/03/2022

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