“Poesie” – Emily Dickinson


Voto: 4 stelle / 5

Emily Dickinson è considerata una delle penne più sensibili della letteratura americana e forse di quella mondiale. Dal silenzio della sua solitudine sono nate liriche profondissime, che pur raccontando il dolore, guardano con un occhio di speranza al futuro.
Sembra impossibile come, chiusa nel suo autoisolamento e lontana dal mondo esterno, Emily possa avere uno sguardo così attento verso la natura, ammirata ed apprezzata nei singoli dettagli e nelle sfumature.
Stupisce come, con un linguaggio estremamente semplice, la poetessa riesca a dipingere con le parole la bellezza di un cielo con le sue stelle, il nascere di un fiore, il volo di un uccello migratore.
E proprio all´uccello migratore é dedicata una delle liriche più intense

Ho un Uccello in primavera
Che per me sola canta –
La primavera ammalia.
E quando l’estate s’avvicina –
E quando la Rosa appare,
Il pettirosso se n’è andato.
Ma non me ne rattristo
Sapendo che l’Uccello mio
Pur se volato via –
Impara al di là del mare
Nuove melodie per me
E tornerà.
Sicuri in una più salda mano
Custoditi in una più fidata Terra
Sono i miei –
Ed anche se adesso vanno via,
Dico al mio cuore in ansia
Essi sono tuoi.
In più sereno Splendore,
In più dorata luce
Vedo
Ogni piccolo dubbio e paura,
Ogni piccola discordia di quaggiù
Sparita.
Dunque non mi rattristerò,

Sapendo che l’Uccello mio
Pur se volato via
Da un albero lontano

Splendenti melodie per me
Invierà.

L´uccellino paragonato al ricordo, a qualcosa che si é allontanato fisicamente, ma non del tutto dal cuore, per far germogliare la speranza di una nuova primavera e con essa un ritorno.

Il legame fra uccellino e speranza é presente anche in un´ altra lirica splendida

La “Speranza” è quella cosa piumata –
che si viene a posare sull’anima –
Canta melodie senza parole –
e non smette – mai –

E la senti – dolcissima – nel vento –
E dura deve essere la tempesta –
capace di intimidire il piccolo uccello
che ha dato calore a tanti –

Io l’ho sentito nel paese più gelido –
e sui mari più alieni –
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
ho chiesto una briciola – di me.

Come ogni testo, se ne apprezza fino in fondo la profondità e la bellezza nella lingua originale. La scrittura di Emily Dickinson é semplice, la struttura del verso é immediata , spontanea e il verso ha una musicalità naturale :

If recollecting were forgetting,
Then I remember not,
And if forgetting, recollecting,
How near I had forgot,
And if to miss, were merry,
And to mourn, were gay

Se rammentare fosse dimenticare,
Allora non ricordo,
E se dimenticare, rammentare,
Quant’è vicino ciò che ho dimenticato,
E se perdere, fosse allegro,
E dolersi, fosse gaio

In questa lirica, la poetessa gioca con le medesime parole, costruendo una riflessione intensa sul ricordo e sull’oblio, con un semplice alternarsi di contrari e, nella lingua originale, l’allitterazione della consonante m negli ultimi versi dona a tutto il componimento un suono particolare.
Il dolore è presenza e compagnia costante nella vita di ogni giorno, fino quasi a diventare un’abitudine, e chi porta il fardello del dolore, cresce sotto il suo peso, e i momenti di gioia diventano persino incredulità…

Io so guardare il Dolore –
Interi Stagni di Dolore –
Ci sono abituata –
Ma il minimo impulso di Gioia
Disorienta i miei passi –
E m’impunto – ubriaca –
Non rida – il Ciottolo –
Era un Liquore Nuovo –
Tutto qui! La forza è solo Pena –
Imbrigliata, dalla Disciplina,
Finché i Fardelli – saranno sospesi –
Date Balsami – ai Giganti –
E avvizziranno, come Uomini –
Dategli l’Himalaya –
Lo sorreggeranno!

… poiché la gioia è intesa come lampo effimero, destinato a svanire con rapidità, come un arcobaleno.

La gioia è come il volo –
O in Rapporto ad esso,
Come direbbero le Scuole –
La strada dell’Arcobaleno –
Una Matassa
Colorata lanciata, dopo la Pioggia,

Ma per sopportare il dolore è necessario dargli un limite, renderlo misurabile in modo da diventare uno dei tanti percorsi della vita umana, dal quale non si può sfuggire.

Delimita – un’ansia –
E i vivi riescono a sopportarla!
Confinala – fin dove vanno le stille di sangue!
Come – molte – gocce – di vitale scarlatto –
Tratta l’anima
Come l’Algebra!

Contale il Tempo – in cifre –
Ed essa soffrirà – soddisfatta –
Canterà – alla sua pena – come ogni Lavoratore –
Che annota il calare del Sole ogni Sera!

Dalla penna prolifica di Emily Dickinson sono nate più di duemila poesie. Alcune hanno visto la luce, altre sono rimaste nascoste, ma ognuna rappresenta un dono che la poetessa fa. Usando le sue stesse parole potremmo dire che la parola nasce e prende vita solo dopo averla donata agli altri e le sue liriche ne sono veramente la migliore testimonianza.

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