
«Queste sono le poesie che al di fuori di qualsiasi critico io stimo più di tutte. Sarebbero insomma quello che io lascerei ai posteri se posteri esisteranno.» Cosi scrive Sandro Penna presentando “Poesie”, una selezione pubblicata nel 1973, che raccoglie testi scritti tra il 1939 e il 1958, e riproposta da Mondadori nel 2019 con un commento di Raffaele Manica.
Trama di Poesie
Ogni componimento rappresenta una scena di vita vissuta, un quadro dipinto a parole dove il lettore vede passare davanti fotogrammi incisivi ed estremamente realistici.
Lo stile apparentemente semplice di Penna, fatto di parole di uso comune, nasconde invece profondità e modernità di temi, soprattutto se contestualizzato nell´epoca in cui le liriche sono state composte.
La semplicità del suo stile non deve però far pensare a superficialità, ma a un´impronta stilistica voluta e cercata. Vengono raccontate immagini di vita vera, emozioni e sensazioni autentiche .
L´amore e la bellezza, la natura, l´emozione di alcuni momenti effimeri in una sorta di carpe diem, lo scorrere del tempo sono temi ricorrenti. Vengono affrontati senza l´intento di insegnare, senza una morale da mostrare. Sono semplicemente l´ incanto e lo stupore di essere cantati, narrati, descritti nella loro reale essenzialità.
Trasferire il realismo all´interno della sua poetica consente a Penna di creare una sorta di mondo parallelo. Uno spazio nel quale rifugiarsi per allontanarsi dalla realtà che per molteplici motivi lo relega ai margini.
Io vivere vorrei addormentato
entro il dolce rumore della vita.
Recita così una delle sue poesie più note. Si tratta di un semplice distico dal linguaggio immediato che quasi contrasta con la ricercatezza stilistica dell´anastrofe del primo verso vivere vorrei e l´ossimoro del secondo dolce rumore. Sembra voler sottolineare i continui contrasti e saliscendi altalenanti che ogni esistenza riserva.
La necessità di rifugiarsi in un mondo parallelo fatto di silenzio e di poesia viene rimarcato in molte liriche,
Mi nasconda la notte e il dolce vento.
Da casa mia cacciato e a te venuto
mio romantico amico fiume lento.
Il secondo verso esprime una solitudine profonda e la ricerca di conforto e consolazione proprio nella natura nella sua figura di madre.
… Le stelle sono immobili nel cielo. L’ora d’estate è uguale a un’altra estate.
Ma il fanciullo che avanti a te cammina se non lo chiami non sarà più quello
Anche il tempo che scorre nell´alternarsi delle stagioni è un tema caro al poeta: quel tempo immutato, uguale a se stesso che è però capace di creare trasformazioni .
E al poeta non resta che essere spettatore della vita fatta di attimi effimeri da cogliere . Così la bellezza e il rifiorire della primavera sono spesso posti a contrasto con la fragilità del suo animo , con la sofferenza e la caducità della sua condizione, come se la nuova stagione portasse vita e rinascita solo per gli altri, ma non per lui.
Recensione
In questi silenzi che il poeta riflette sui propri sentimenti , sempre accolto dalla mano materna della natura
Se la vita sapesse il mio amore!
me ne andrei questa sera lontano
Me ne andrei dove il vento mi baci
dove il fiume mi parli sommesso.
Ma chi sa se la vita somiglia al fanciullo che corre lontano…
La condizione di solitudine per alcuni aspetti ricorda, nell´ultimo verso , l´immagine leopardiana della Luna a cui importano poco i discorsi dei comuni mortali.
Il mare è tutto azzurro. Il mare è tutto calmo.
Nel cuore è quasi un urlo
di gioia. E tutto è calmo.
Ciò che il poeta vede all´esterno, fatto di quiete e di calma di fronte ad un mare azzurro, contrasta con la profonda e viva emozione che prova nell´animo. Questa è narrata in quell´urlo di gioia catturato in un preciso istante e raccontato con un linguaggio semplice , essenziale e non ampolloso.
“Felice chi è diverso essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso essendo egli comune”!
Probabilmente in questa lirica è racchiuso tutto Sandro Penna. La celebrazione della diversità come una sorta di privilegio, di condizione superiore se vissuta appieno e accettata senza ostentazione, diventa contemporaneamente monito e rimprovero alla falsità delle maschere e di chi si svela diversamente da ciò che è.