Per gli amanti delle storie ambientate nella Terra del Sol Levante, Laura Imai Messina è sempre una garanzia. Pubblicato nel 2020 per Piemme, “Quel che affidiamo al vento” è un romanzo che parla di resilienza.
Trama di Quel che affidiamo al vento
Nella tragedia dello tsunami che colpì il Giappone l’11 Marzo 2011, Yui ha perso sua madre e sua figlia. Un giorno, presso la stazione radiofonica in cui lavora, un ascoltatore parla di questa cabina telefonica situata in mezzo a un giardino, in cui le persone si recano per andare a parlare con i propri cari che non ci sono più.
“Le voci le porta via il vento”
Il luogo esiste davvero, si chiama Bell Gardia, nel nord-est del Giappone. Qui Yui incontra Takeshi, un medico di Tokyo che ha una bambina di 4 anni che non parla da quando hanno perso la madre. I due protagonisti decidono di condividere molti viaggi verso Bell Gardia e man mano le loro vite iniziano a combinarsi, come due pezzi di un puzzle che combaciano perfettamente.
Un giorno però questo luogo magico e così importante per molte persone in tutto il Giappone, rischia di essere portato via da un uragano, così Yui decide di sfidare la pioggia ed il vento per difenderlo.
Nel finale i protagonisti scoprono che non è mai troppo tardi per amare qualcuno, ed anche se il lutto è “qualcosa che si mangia ogni giorno”, la gioia non può essere una cosa tanto diversa.
Recensione
Nelle note finali la scrittrice sottolinea il fatto che il Telefono del Vento non è una meta turistica. È uno di quei luoghi la cui esistenza è importante che continui per la funzione che svolge. È importante che continui ad esistere per chi ha realmente intenzione di alzare la cornetta e parlare con i cari che ha perso.
Il lutto e la sua elaborazione fanno da cornice nelle storie di tutti i personaggi. Per Yui la durata del suo è scandita dai sui capelli, lunghi e neri tranne che sulle punte bionde. Non li ha più tinti da quando ha perso sua madre e sua figlia. Un velo di nostalgia, mai troppo pesante, aleggia sopra alla narrazione dei fatti.
Un altro tema è quello della ricostituzione familiare, in cui i partners devono integrare sé stessi e le loro storie all’interno di una nuova struttura. Questo porta Yui a fare dei persistenti confronti tra la sua bambina e quella di Takeshi che la mettono in uno stato di ansia, in quanto si domanda se sia veramente pronta ad amare Hana.
Se dovessi descrivere il romanzo con un solo aggettivo direi che è “vero”, in quanto la storia di Yui è raccontata in un modo così autentico che alcuni lettori che hanno avuto esperienze di vita simili potrebbero rispecchiarcisi o trarne ispirazione.
Anna Iarossi