“Amok” è una parola malese con cui viene descritto un accesso di rabbia che sfocia in follia omicida. Già l’autore austriaco Stefan Zweig ne scrisse nel 1922, con un romanzo intitolato proprio così. Nel 2019 arriva in Italia l’“Amok” di Tullio Forgiarini (2011), tradotto dal lussemburghese da Christian Welter per la casa editrice Camelozampa.
Trama di Amok
Il protagonista è quello che chiameremmo un adolescente problematico, con una famiglia problematica e un rapporto problematico con una madre problematica. La situazione di Johnny è tanto seria che la narrazione passa continuamente dall’io al tu per evidenti conflitti di personalità. Dopo averci crudemente introdotto nel suo mondo, si lascia coinvolgere da una sua coetanea, Shirley, allo sbando come lui, in un viaggio pericoloso e scomposto attraverso il Lussemburgo.
Recensione
Già dall’incipit siamo letteralmente scaraventati in una realtà ben delineata, governata dalla legge del più forte e ricca di violenza gratuita. Ci vogliono alcune pagine per abituarsi al linguaggio rude del narratore. A un tratto diventa però chiaro che, in questo preciso contesto, lo stile scelto è quasi un personaggio a sé stante e se fosse più morbido non restituirebbe così bene i colori forti – quasi fluo – di una realtà disagiata e netta, in cui l’eccesso è un modo di vivere. Vincitore del Premio dell’Unione europea per la letteratura 2013, nel 2015 il libro ha ispirato il film drammatico lussemburghese “Baby(A)lone” del regista Donato Rotunno e nel maggio 2019 è stato presentato in Italia al Salone Internazionale del Libro di Torino da Camelozampa, casa editrice di libri per ragazzi e young adult.
Quando ho iniziato la lettura di questo libro ho pensato molto perplessa che non avevo nessuna voglia di guardare il film. Quando ho finito il libro, invece, del film mi sono messa alla ricerca, perché ho trovato molto interessante andare a guardare come sia stata resa la storia, tutt’altro che facile. Durante la lettura mi sono venuti in mente diversi spunti letterari. Ho pensato a “La metamorfosi” di Franz Kafka e agli angeli de “Il cielo sopra Berlino”, mi sono venuti in mente “Joyland” di Stephen King e il mondo di Christiane F.
In poco più di cento pagine, “Amok” di Tullio Forgiarini condensa lo spirito folle e illogico di due ragazzi condannati sin dalla loro nascita, e tu ti ritrovi ormai a sorvolare sul linguaggio scurrile – che presto diventa tanto invisibile quando fortemente caratterizzante – e a leggere il libro in picchiata, confidando segretamente, pagina dopo pagina, che per questi due ragazzi arrivi il momento della salvezza.
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