Ho trovato “La biblioteca perduta dell’alchimista” sperduto tra gli scaffali della mia libreria. Vittima, probabilmente, di uno dei miei tanti acquisti compulsivi il libro di Simoni è entrato in mio possesso diversi anni fa. Poi, frequente effetto collaterale degli acquisti impulsivi, è stato mirabilmente riposto nel suo antro e da li si è perso nei meandri della mia memoria. Poiché, per fortuna, ogni tanto le librerie si ordinano Simoni si è affacciato di prepotenza reclamando finalmente l’attenzione che merita.
Di Marcello Simoni abbiamo recensito anche “La selva degli impiccati“.
Trama La biblioteca perdura dell’alchimista
Spagna. Primavera del 1227.La regina Bianca di Castiglia viene rapita senza alcun motivo apparente, dal famigerato, nonché sconosciuto, Conte di Nigredo che la tiene prigioniera nel castello di Airagne.
Ignazio di Toledo, mercante noto per il suo acume e la sua capacità di risolvere misteri, riceve l’incarico da Ferdinando III di Castiglia (nipote della regina) di indagare su tale rapimento.
Il viaggio verso Airagne si rivela essere pieno di insidie. Trovare la regina Bianca non sembra essere più la vera priorità dell’impresa così come i personaggi coinvolti sembrano avere più di un’identità apparente. La scoperta di un libro misterioso, il Turba Philosophorum, sembra fornire la chiave per risolvere l’enigma che si cela nei sotterranei di Airagne.
Recensione
“La biblioteca perduta dell’alchimista” è il secondo libro di una trilogia. Lo precede “Il mercante di libri maledetti” e lo segue “Il labirinto ai confini del mondo”.
Il libro comincia con la convocazione del mercante al cospetto di Ferdinando III. La fama lo ha preceduto e Ignazio si ritrova, suo malgrado, invischiato in pericolosi intrighi di potere da cui non può fuggire.
L’unica sua speranza è agire d’astuzia, affinare l’arte diplomatica e oratoria che lo contraddistingue e affrontare, con il figlio Uberto e con il fidato Willalme, la loro missione. Simoni è bravo a descrivere i sottili giochi di forza che avvengono tra i personaggi di potere e, di conseguenza, a farci vedere le ragnatele che inevitabilmente imprigionano i personaggi.
In un’ epoca storica in cui i voltafaccia sono all’ordine del giorno il lettore, nei panni del protagonista, si ritrova più volte a guardarsi le spalle e a diffidare di chiunque. L’obiettivo manifesto della missione viene svelato subito ma, già dalle prime pagine, si capisce che c’è ben altro da cercare.
Il vero obiettivo del libro è qualcosa che Ignazio intuisce bene e, tramite lui, anche il lettore è indotto alla fine a dare il giusto ordine alle cose e a “comprendere che ogni attimo della vita è una parte unica e irripetibile del Tutto”.
Il finale del libro, rivelandosi in un colpo di scena, non fa però che confermare l’amara consapevolezza di essere pedine dei giochi di chi, incurante degli altri, fa e disfa le trame a suo piacimento.
Cinzia Cavalieri