“Rumore bianco” è un romanzo di Don Delillo del 1985. Dal 2022 è un film, diretto da Noah Baumbach. In Italia è pubblicato da Einaudi nella traduzione di Federica Aceto.
Ho ascoltato questo romanzo perché scelto dal gruppo di lettura “Sulla traccia di Angela” della biblioteca “Di Giampaolo” di Pescara per il mese di settembre.
Di Don Delillo abbiamo recensito anche “Il silenzio”.
Trama di Rumore bianco
La famiglia di Jack vive l’evento del secolo: una nube tossica espone una parte della città a vapori mortali. L’io narrante descrive in maniera molto efficace le reazioni della sua stessa famiglia e del resto della popolazione.
Se pensiamo che il disastro di Chernobyl è accaduto un anno dopo la pubblicazione di questo romanzo, potremmo dire che la premonizione di qualcosa di fatale era già nell’aria.
Troviamo considerazioni sulla deriva della società moderna e sulla paura della morte: a proposito di quest’ultima, infatti, si sviluppa una sorta di sottotrama che solleva la tendenza della medicina moderna a trovare una soluzione per tutto. L’autore sembra quasi chiederci se questo tipo di progresso sia sano oppure no.
Recensione
La prima volta che ho letto “Rumore bianco” ero ragazza e ho preso il libro in prestito dalla libreria di mio padre. La comprensione non andò benissimo, specie quella del finale. Adesso, naturalmente e per fortuna, è andata molto meglio.
La trama è sottile, è vero, ma è molto coinvolgente soprattutto nel passaggio dell’evacuazione. È tutto molto realistico, e nella progressione degli eventi mi ha ricordato il meccanismo de “Il silenzio”: come reagiremmo di fronte a un fenomeno inaspettato, tanto invisibile quanto destinato a sconvolgere le nostre vite?
Quindi ho apprezzato le dinamiche tra i personaggi e le riflessioni che si scambiano. Ho tuttavia anche sviluppato una certa antipatia verso il personaggio di Babette, che risponde continuamente alle domande di Jack con altre domande, buttandola sul filosofico. (es. “di cosa stai parlando?” “cos’è parlare?” … “ma io ti amo” “cos’è l’amore?” …).
Devo ammettere che la ricerca di un senso alla vita e la presenza della paura della morte mi hanno riportato un po’ al tema portante di “Tutto chiede salvezza” di Daniele Mencarelli, anche se è un libro completamente diverso, perché entrambi prendono coraggio e affrontano queste domande senza risposta.
La perplessità relativa al finale mi è un po’ rimasta, ma stavolta, almeno, il resto del romanzo mi è piaciuto. Sono riuscita anche a coglierne i lati più divertenti, come l’assurdità delle notizie passate dai giornali e dai radiogiornali.
Non mi aspettavo che lo avrei mai detto, ma “Rumore bianco” è un libro che rileggerei volentieri!