“Se vuoi esser fico usa il latino” – Massimo Blasi


Voto: 4 stelle / 5

È un piccolo tributo alla latinità il libro di Massimo Blasi “Se vuoi esser fico usa il latino” (Newton Compton Editori 2022, 220 p.) dallo scorso ottobre in libreria.
Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.

Questo breve manuale divulgativo, dal titolo accattivante, tradisce la mano dello scrittore, del filologo, del latin lover. Soprattutto del docente motivato che spiega e dimostra. Rara avis, per dirla con l’autore! Non a caso Blasi lo dedica ai suoi allievi. Per questi aspetti mi ha piacevolmente convinto.

Trama di Se vuoi esser fico usa il latino

Se pensate all’ennesimo inventario che periodicamente rilancia motti latini, siete un po’ fuori strada. Massimo Blasi scrive un saggio versatile e ragionato, divulgativo ma non semplicistico. Infatti, raccoglie solo una quarantina di locuzioni di paternità certa, alcune delle quali sono cadute in disuso. Chi sfoggia o sente ancora pronunciare Sutor, ne ultra crepidam; Rem tene, verba sequentur; Festina lente; Meminisse iuvabit? Chi non legge in chiave squisitamente edonistica Nunc est bibendum o Carpe diem? Quanti conoscono i tranelli interpretativi di Alea iacta est?

Nella prima parte vengono esaminati origine, testi che hanno tramandato i motti consegnandoli all’immortalità, scenari storico-culturali di sfondo. Note grammaticali sostengono l’argomentazione senza pedanteria, mostrando l’efficacia espressiva della lingua di Roma. Non mancano – a rendere la lettura ancora più smart -, mordi e fuggi dal cinema all’antropologia, dallo sport alla cultura pop.
L’intento è “trasportare il lettore nella mentalità di un mondo di cui sopravvivono tracce ignote ai più”. Perché se la distanza culturale si misura con modi di dire e proverbi, comprenderli ci consente di penetrare una mentalità molto più vicina di quanto pensiamo.
La seconda parte offre una gamma di giochi che ci fanno tornare in allegria sui banchi di scuola. All’occorrenza serio o scanzonato, il libro non è rivolto a una platea specialistica. Di certo, però, almeno un’infarinatura di lingua e letteratura aiuta.

Recensione

Preciso subito la mia parzialità: sono una fan del latino. Da studentessa mi piaceva anche se mi ha fatto sudare sette camicie. Da insegnante ho osservato che la sua difficoltà, da punto di forza formativo, si è purtroppo trasformata in un deterrente per non studiarlo o farlo di malavoglia. Va aggiunto che la maggior parte degli adolescenti è sempre meno avvezza alla pazienza e alla fatica. E il latino, quello vero, è difficile.

Curioso il destino della lingua di Roma. In alcuni atenei statunitensi il suo insegnamento è in ascesa. Nel nostro ordinamento liceale mi sembra una specie a rischio d’estinzione che meriterebbe maggior tutela.
Paradossalmente i detti latini, depotenziati, travisati e svenduti, furoreggiano sui social. A decoro di post e profili, slogan adatti per tutte le occasioni.

Pertanto, ben venga Massimo Blasi a sponsorizzare con competenza e leggerezza la lingua che rappresenta il nostro ancoraggio culturale. I contributi validi in questa direzione non bastano mai.

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