“La vedova innamorata” – Virgjil Muçi


Voto: 5 stelle / 5

“La vedova innamorata” di Virgjil Muçi (Besa Muci, 2021) è stato scritto in Albania nel 1989 e poi nel 2005 e dal 25 marzo 2021 è in Italia, tradotto da Erisa Muço per Besa, la casa editrice pugliese che ha come fiore all’occhiello la produzione letteraria proveniente dai Balcani. Un noir a cui Muçi dona una buona dose di colpi di scena, di pathos, di emozioni e di terribili verità.

Di questo autore abbiamo recensito anche “La piramide degli spiriti” e “Streghe“.

Trama de La vedova innamorata

1989, Tirana. Il ritrovamento del cadavere di una donna, sconvolge la routine di una normale giornata di un hotel della capitale albanese. Maria Luisa de F. si chiama la turista italiana trovata senza vita nella sua camera. Il personale è sconvolto e l’arrivo degli inquirenti porta con sé un’ondata di panico e inquietudine. Come è morta la forestiera? Di morte naturale o per mano di un assassino?

” (…) La donna ordinò un whisky e accese una sigaretta mentre la cameriera posava il bicchiere sopra il banco. Iniziò a berlo velocemente, anche se a piccoli sorsi, cercando di fissare lo sguardo sulla parete liscia, senza riuscire a evitare che scivolasse nel bicchiere mezzo vuoto. E tu che pensavi che a quest’ora le vecchiette tranquille del gruppo stessero già russando come tromboni in disuso, disse Ilir fra sé, mentre osservava il bel profilo della turista…”

Intanto, vengono avviate le indagini e l’ipsettore chiama al suo cospetto tutti coloro abbiano avuto a che fare, in qualche modo, con la donna. Tra i vari testimoni compare la figura di Ilir, la guida turistica. Chi indaga pensa di trovarsi davanti a una normale testimonianza, ma, in realtà Ilir è pronto a rivelare verità inimmaginabili.

Nessuno sa che il giovane è diventato un intimo confidente di Maria Luisa, che in realtà non è arrivata in Albania per fare la turista, ma per ritrovare una persona conosciuta tantissimi anni prima. La donna vede nella giovane guida un aiuto concreto per ritrovare quest’uomo, che lei ha conosciuto in Italia, ancora prima del secondo conflitto mondiale e che non è più riuscita a rintracciare. Ilir decide di aiutarla, non sapendo quali turpi segreti e terribili verità, la donna porta con sé.

Recensione

La lettura è fluida, il libro “si fa leggere” ed emerge tutta l’epoca in cui la trama è originariamente ambientata. A sottolineare il periodo non propriamente recente in cui il romanzo è stato redatto, sono innanzitutto le espressioni utilizzate dai protagonisti che animano la narrazione.

Ilir, per esempio, è un giovane che apparentemente avrà poco più di trent’anni, ma si esprime in una maniera così palesemente fine ed educata, che sembra non appartenere a “questo mondo”. Naturalmente, anche nel nostro periodo storico esistono giovani che si esprimono in modo educato, ma utilizzando parole differenti. Lo stile dell’autore, che all’epoca era molto giovane, è senz’altro più morbido, più sinuoso e meno impostato di quello che abbiamo conosciuto ne “La Piramide degli spiriti”. Qualità molto apprezzabili, che non impoveriscono minimamente la trama. La punta di diamante di questo libro è costituita sicuramente dai personaggi.

Maria Luisa, una donna forte e fragile allo stesso tempo, che esprime tutta la sua forza e la sua debolezza nelle sue splendido frasario e nei suoi bellissimi movimenti. La donna è spinta da grande pulsione emotiva, da una forza naturale e innaturale che, in qualche modo la anima e da turpi segreti che si porta dietro e che le logorano l’anima.

Ilir, un giovane con tanti obiettivi, che decide di aiutare la straniera e che si ritrova, suo malgrado, di fronte a quello che mai nessun uomo vorrebbe vedere e sentire.

Vogliamo svelarvi una chicca: l’ultimo capitolo è stato aggiunto dall’autore poco prima del termine della traduzione. Le motivazioni che lo hanno spinto a tale completamento dell’opera non sono chiare, ma quello che posso dire è che è una bellissima aggiunta, carica di potente emotività.

Loretta L.

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