Roma, anni 70. Alessandro Maccari e Cesare Fontanelli sono due giovani dell’ alta borghesia romana, militanti nella lotta armata. Luca Boursier è il figlio arrabbiato e deluso del più influente banchiere d’Italia: Luciano Boursier. Ambizioso quanto ingenuo, comincia a collaborare con una discutibile e poco limpida testata giornalistica, Codice 2. E’ manipolato da Giulia, una donna ambigua di cui Luca si innamora irrimediabilmente. Sono i personaggi di “Segnali in codice“, il romanzo del giornalista Gabriele Barberis pubblicato da Sem Libri a maggio 2023. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.
Trama di Segnali in codice
Le vicende si intrecciano in un crescendo di intrighi e segreti.
Cosa succederà quando verrano alla luce documenti che potrebbero riscrivere la storia della Repubblica Italiana?
Come scrive l’autore nelle note (sono tra quelli che leggono anche le note), il romanzo non è un saggio mascherato sul rapporto tra informazione e politica. I personaggi sono di fantasia così come lo sono le testate giornalistiche. Sebbene si colgano “segnali in codice”, lo scrittore rimanda sapientemente a chi legge, il compito di acquisire i fatti dai quotidiani dell’epoca.
Nel corso della lettura, sono piovute, una serie di riflessioni sulle parole e il loro potere.
Esatte, puntuali, sapienti, esse fanno e disfano la realtà. Istigano, manipolano, alimentano l’ego, distruggono l’autostima.
Hanno un peso e quasi mai sono casuali, trasformano la verosimiglianza in verità. Dopotutto non serve che una notizia sia vera, se l’azione dibattuta di bocca in bocca, può verosimilmente attribuirsi a qualcuno, se fabbricare situazioni verificabili non è poi impresa così impossibile.
La mente umana, con piccoli giochi di prestigio, è ingannabile e nonostante sia talvolta capace di incredibili lampi di genio, è pigra e assume per verità inconfutabile tutto ciò che verosimilmente potrebbe esserlo.
Una verità magistralmente confezionata non ha pertanto bisogno di essere indagata o approfondita.
Recensione
Con le parole si possono costruire storie e renderle vive, così tanto da non saperle più distinguere dalla verità. Si producono prove, si scrivono dossier articolati e sapienti, veri falsi d’autore. Si costruiscono identità nuove e calzanti, personaggi che resteranno immortalati nelle menti della gente comune solo attraverso le parole pubblicamente pronunciate e le loro vicende, che qualcuno, scaltro e intelligente, avrà abilmente infiocchettato per loro.
Perché il segreto dell’inganno risiede proprio lì : nella verosimiglianza, nell’altissima probabilità che un evento naturalmente si verifichi.
Non c’è mezzo più potente della parola per costruire amicizie, alleanze o distruggerle. Sigillare patti o scioglierli.
In una brodaglia di parole dottamente pronunciate, di fatti abilmente costruiti, chi potrà estrapolare la verità?
Cos’è vero e cosa no, chi può dirlo se i contorni non sono per nulla nitidi e piuttosto sfumati, rendono quasi impossibile il discernimento?
I personaggi sono contorti e controversi, per nulla trasparenti. Difficile categorizzare e suddividerli in buoni e cattivi! Ognuno recita la parte che un burattinaio gli ha attribuito, ognuno calato nel proprio ruolo, ognuno alla ricerca di un momento di gloria, fugace forse, ma eterno, e infine di una salvezza che lava la coscienza.
Ognuno profondamente umano ma più tendente alla parte marcia dell’umanità.
L’ atmosfera è plumbea, come lo sono quegli anni. Il registro utilizzato dallo scrittore è colto. Il dipinto della società del momento è chiaro e meticoloso, coglie nel segno e lascia il lettore senza parole. Le parole… Appunto.