Un viaggio dall’Inghilterra al Giappone, passando per il Medio Oriente, l’India, il Sud Est Asiatico, la Russia. Treni mitici che attraversano paesaggi leggendari: l’Orient Express, gli Shinkansen giapponesi, la Transiberiana. Questo è “The Great Railway Bazaar” di Paul Theroux. È uscito in Italia nel 1982 col titolo “Bazaar Express, in treno attraverso l’Asia” nella traduzione di Francesco Franconeri, ma oggi è fuori catalogo e disponibile soltanto in lingua originale.
Trama di The Great Railway Bazaar
Le descrizioni di Theroux, vivide e ricche di dettagli, trasportano il lettore in paesi lontani ma, soprattutto, l’autore ritrae una grande varietà di caratteri, rappresentativi delle popolazioni che vivono nei territori toccati dal suo viaggio. Ne restituisce un’immagine realistica, genuina, attraverso aneddoti di ciò che osserva dal finestrino o ascolta nei corridoi, e dialoghi con chi casualmente si trova a condividere con lui lo scompartimento o la sala d’attesa di una stazione. L’autore viene spesso criticato per il suo atteggiamento sardonico e irriverente, talvolta al limite del razzismo. Corrompe il capotreno o il cameriere per ottenere un posto a sedere, una cuccetta o un pasto migliore, a discapito di altri viaggiatori. Salvo poi lamentarsi del cibo, della sporcizia, del rumore. Un comportamento dal quale il lettore non può che sentirsi infastidito.
Recensione
Theroux cuce su se stesso il personaggio del colto borghese americano ed è proprio questa caratterizzazione a rendere interessante il racconto, al di là delle descrizioni del paesaggio o delle considerazioni culturali e sociali. Certo, non si può dire che l’autore di The Great Railway Bazaar sia empatico con le popolazioni locali, ma non risparmia nemmeno i suoi connazionali e gli occidentali in genere. Parte dell’itinerario seguito da Theroux è lo stesso percorso dagli hippie a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Ne viene fuori un ritratto impietoso. Giovani facoltosi che viaggiano atteggiandosi da straccioni verso un’India di cui, a differenza dell’autore, non conoscono la cultura e non hanno alcun interesse a comprenderla.
Nonostante il suo palese cinismo, Theroux si dimostra molto più sensibile di quanto voglia apparire.
Letto oggi, “The Great Railway Bazaar” – o “Bazaar Express”, se si vuole usare il titolo italiano – ci trasporta nello spazio e nel tempo. Scritto nel 1973, il libro ci restituisce un pezzo importante di storia: l’Iran dello Scià, il Vietnam appena uscito dalla guerra, un Sud Est Asiatico politicamente instabile.
Theroux esplora anche temi inusuali per la letteratura di viaggio, come la sessualità. Racconta della prostituzione in India, della tensione sessuale nel mondo islamico, delle bizzarrie giapponesi. Pur non disdegnando altri mezzi di trasporto (una parte del viaggio è in aereo e in nave), “The Great Railway Bazaar” è una grande dichiarazione d’amore per il treno. E’ l’unico mezzo di trasporto, secondo Theroux, che permette di conoscere a fondo i luoghi, la gente, le culture. Ma non si tratta di un racconto romantico. Lontano dallo scintillio accondiscendente del marketing turistico, il libro ci restituisce una visione pungente, cruda e realistica del mondo e consacra Theroux tra i mostri sacri della narrativa di viaggio.
Pierpaolo Ferlaino