“Un passo dopo l’altro” – Lorenzo Tosa


Voto: 3 stelle / 5

“Un passo dopo l’altro”, autore Lorenzo Tosa (Mondadori 2020, collana Strade Blu) è una raccolta di gesti di persone lodevoli e certamente meriti d’attenzione. Questo documentario è un viaggio nell’Italia stravolta, nell’Italia dei luoghi comuni ed in quelli meno usi. Questo saggio, manuale del bravo cittadino, si digerisce a fatica, decisamente stucchevole, diviene un percorso, lastricato di solidarietà palesata e finto buonismo. Ringraziamo l’autore per la copia omaggio.

Trama di Un passo dopo l’altro

Non si avverte ancora molto l’arrivo della imminente calura estiva, e il giovane giornalista, timidamente, scivola sul treno diretto verso sud, partendo dalla sua città, Genova. Il sud, come in ogni sbandieramento di suffragetta sarà l’ultima tappa di  questo viaggio alla Brancaleone, capitanato da un giovane giornalista che attraverso l’Italia dimostra il suo sapere e la propria sensibilità verso i temi da cavalcare, come un amante del surf cavalca l’onda perfetta. Affronta a buon uso temi, volti, sfregi di donne e uomini reati perpetrati nei momenti più cupi della storia; idolatra a un adolescente portandolo a protagonista e paladino alla lotta contro il cambiamento climatico, ambientandolo in un disperso paesino meridionale; non può mancare l’attualissimo, e sfruttabile Coronavirus, ove un padre lo affronta con abnegazione da medico e come martire da paziente; come fare a non parlare del razzismo sessuale? Essere gay e calciatrice della Nazionale va conservato come un segreto, decisamente un buon prodotto da infilare nella valigia di questo patetico viaggio nell’immolato.

“Smettila di chiudere gli occhi, di fingere di non vedere, di non sentire. Prendimi la mano, siediti al mio fianco, e lasciati guidare “Un passo dopo l’altro” lungo un’Italia che resiste”

Durante questo viaggio tra ordinaria follia e ostentazione della platea, altre vite ordinarie, umane, fanno parte del convoglio umano che attraversa negli anni, nel tempo e nella materia, realtà e situazioni che salgono e scendono, ove su una panchina della stazione, un cioccolatino dopo l’altro accompagna fino al capolinea, fino a giungere nel profondo Sud calabrese, in quella terra da far-west. Vent’anni fa, un benemerito sconosciuto sindaco calabrese ebbe visione di Utopia, luogo immaginario in cui la miscellanza di popoli, nazioni, diritti, solidarietà, doveva essere il decreto mandato. Nomi importanti, sconosciuti ma conosciuti, nomi alla ribalta loro malgrado, essi vorrebbero essere rammenti nella memoria, non memoria nel rammento.

Recensione

Questo saggio, viaggio descritto, lancia i dadi e ci porta alla casella di Liliana Segre, rimbalzandoci nella prigione con Mimmo Lucano, le caselle apparentemente lontane le racchiude in un effimero gioco di ruolo. L’autore, giornalista Lorenzo, intende viaggiare attraverso la pubblica immagine, in un gioco di belle persone che si schierano contro ogni sopruso. Crea parole usurate e sature di sociale, crea una immagine da favola di un’ italietta, che vuol dimostrare la apaticità della resistenza e resilienza al degrado civile e culturale che da decenni condiziona e degenera. Come una “Sardina” in una osteria bolognese l’autore si trova in piazza Grande ad incitare le folle con moti pseudorivoluzionari, da universitario di sinistra urlando: ”restiamo umani”.
In ogni epoca, oggi nell’era dei social, siamo subissati e informati da notiziari, articoli, documentari, improbabili interviste ed elogi ufficiali dalle più alte cariche dello stato. Temi come il razzismo, la violenza, l’omofobia, la plastica e il surriscaldamento globale, sono trattati in maniera capillare.

Da questo viaggio di “Un passo dopo l’altro” avevo aspettative ben diverse, non desideravo gossip o estrosità pseudo inventate o rigonfiate, ma neppure una superficialità come un giornalista, in quanto tale non si dovrebbe poter permettere. In ogni istante del nostro vivere virtuale, il web ci propina notiziari, notazione e notizie del giorno dopo, tendono a crearci una visione oscura, cupa e viscida del genere di Italia ove viviamo. Ogni forma di razzismo, violenza verso gli uomini o le donne, o violenza verso il pianeta, è deplorevole. Ciò in ogni modo, non porta a enfatizzare notizie per usarle come un vassallo da tuttologo paladino dei  disagiati.
Questo è un libro che non ho trovato accettabile, un libro che raccoglie importanti e dolorosi periodi della nostra Italia e li ripresenta senza la minima anima.

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