Regnava la pace
che l’uomo incapace
non poteva vedere
e neppure volere.
Ma la strana nottata
non era terminata,
e fra i fiocchi
alzaron gli occhi.
Coloro che umiliavano
e additavano,
come corruttori,
con atti inquisitori,
dovettero contenersi
e forse sedersi.
Il gargoyle di granito
rimediava al prurito
come se nulla fosse
la testa scosse,
nulla lo sorreggeva
ne lo muoveva.
La sorella unita
al gemello in vita,
teste e torsi separati,
fra loro collegati
non c’era bugia,
ma banale armonia
in quel retaggio
di cui eran ostaggio.
Il mago imputato
d’aver recitato
in ogni trucco
come un bacucco,
la frase formulava
e la fiamma crepitava.
Poi il mangia fuoco
soffiò un poco,
la fiamma attizzò
e dopo l’assaggiò.
I nani vestiti
come i pargoli smarriti,
sedevano nella neve
come si deve,
non erano deficienti,
ma seri e attenti.
Il pagliaccio sorrideva
anche se piangeva,
commosso davvero
il gran burliero
li lasciò allibiti
per i denti appuntiti.
Chi il violino suonava
dall’alto li scrutava,
poiché nel trampoliere
niente c’era da sostenere:
tutta la sua altezza
non era una sciocchezza.
Neppure la marionetta
era una barzelletta:
il ventriloquo anziano
era assai lontano,
mentre Jam saltava
nella neve rotolava,
come un bambino
di legno di pino.
E poi la Diva,
la grande attrattiva,
che ora danzava
e si rivelava
senza sostegno
creando lo sdegno,
e chi l’accompagnava:
un demonio sembrava.
Coda di leone,
corna da caprone,
pelle verdastra
come acqua salmastra.
Chissà cos’era:
forse una chimera,
una nuova attrazione,
una vera aberrazione.
E capirono finalmente
che non v’era niente
di falso o inventato
al circo adorato.
(Estratto da The Monsters Circus)