“Una vita e altre notti” – Stefania Rossotti


Voto: 5 stelle / 5

Una vita e altre notti” (Barta Edizioni 2024, 144 pp.) è il nuovo romanzo della giornalista e scrittrice Stefania Rossotti. Dopo collaborazioni con numerose riviste, dagli anni ‘90 l’autrice si è occupata di attualità come inviata speciale di “Grazia”. Risale al 2012 il suo debutto narrativo. Ringraziamo la casa editrice e l’ufficio stampa Enzo Mancini per l’omaggio cartaceo.

Se il dolore è ciò che resta di un lutto, è naturale affezionarsi a lui e ai volti con cui via via si manifesta colonizzando la nostra vita. Accade alla protagonista di “Una vita e altre notti” che un guizzo inventivo priva del nome proprio, quello che marcando la nostra identità ci permette di esistere per gli altri. Ma quale nome assegnare a una creatura che ha paura di esserci, di essere al mondo?

Trama di Una vita e altre notti

Una cinquantenne dalla bellezza triste sembra condannata a una non-vita fuori e dentro casa, seguendo una routine dove la luce non c’è. Eppure sa stare al mondo, anzi ‘funziona’ direbbe Calvino de “Il cavaliere inesistente”. Efficiente controfigura di sé stessa, svolge un lavoro impegnativo, rispetta un’agenda fitta di impegni in una Milano che si scorge a fatica, partecipa a uscite con le amiche. La sera nel guscio di un appartamento dai bordi sfumati l’attende e attende l’abbraccio della solitudine. Qui la donna senza nome dialoga costantemente con l’alterità plumbea di emozioni e sentimenti che fuori di giorno tiene a bada. Perciò a turno ansia, inquietudine, paura, panico la tengono sveglia, alzano la voce, le sbattono in faccia i ricordi, facendola inciampare su schegge di un passato che ci consentono di ricomporre la sua esistenza.

Sentimenti ed emozioni sembrano possedere una fisicità, una voce, un carattere, un’ individualità mentre si danno il cambio in quelle notti temute e desiderate, a proteggere ciò che viene nascosto al giorno. Raramente riesce ad ascoltare il suo corpo – una fitta alla spalla per esempio – in ostaggio di paure che di concretezza ne hanno troppa.

Ora paralizzano crudeli il respiro, arpionano le gambe. Ora, benevole, non turbano quel che resta del sonno o le concedono una boccata d’aria e d’ansia. Nel tempo l’angoscia si è trasformata in una fedele compagna di viaggio, perché affonda le radici in un’infanzia difficile, subita in silenzio e nella perdita di Giorgio, il suo amore bello e buono.

Ho paura. HAI ROTTO GLI ARGINI, SEI ENTRATA NEI MIEI GIORNI. Oggi eri nel mio pianto. Eri lì, limpida angoscia. Hai tradito la promessa di restare chiusa nell’armadio buio della mia insonnia. Mi hai spaventato, ma mi spaventa ancora di più la tua assenza, adesso. E se avessi bisogno di te, stanotte?

Lei il mondo lo taglia fuori, con tre eccezioni dai nomi evocativi, scelti con la stessa cura dell’anonimia. Lea, la coraggiosa. Marta, affidabile e intraprendente. Flora, capace di proteggere con l’abbraccio dell’ascolto.

Marta, l’amica di sempre, è l’unica a reggere il peso del suo buio. Lavora in un centro antiviolenza in qualità di avvocata con la a finale, dove troppe donne si ostinano a non sporgere denuncia. Sua figlia Lea, con cui fin dalla nascita ha instaurato quel legame di accudimento e confidenza che da bambina non ha mai avuto. Flora, una figura salvifica che aleggia sul romanzo come un nome tutelare. Infatti è nel tempio del suo salotto che la protagonista piange, si sfoga o tace. Quando messa di fronte a un bivio la giovane Lea non sa cosa fare della sua vita, la protagonista pur di starle accanto decide di dare una svolta drastica alla sua. Fa un passo coraggioso, istintivo, incomprensibile agli occhi altrui.

Recensione

La scrittura è ricamata da metafore e analogie che ne aumentano l’impatto e il tasso di concentrazione. Il flusso di pensieri della donna senza nome scorre disciplinato, alternando monologo interiore e dialoghi con il suo buio. Anche se non si tratta di reiterate apostrofi in senso stretto (proprie della poesia), lo slancio espressivo è altrettanto intenso e graffia le pagine.

“Una vita e altre notti” di Stefania Rossotti convoglia verso un futuro tutto da costruire il destino di tre donne.

“Scendo a cercare angoscia, e speranza, e me. Mi aspettano in cucina. Brinderemo lacrime finché comincia il giorno

Una lettura coinvolgente sulla forza dell’amicizia, sulla speranza dopo aver traghettato il dolore. E sulla possibilità di spezzare i lacci di un maternage imperfetto, sbagliato, irrisolto che impediscono di vivere guardando al domani.

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