
“Viaggio a Norimberga” è un breve romanzo autobiografico di Herman Hesse. La pubblicazione più recente è del 2019 ad opera di Adelphi.
Trama di Viaggio a Norimberga
Questo è un breve romanzo autobiografico. Hermann Hesse si mette in viaggio verso Norimberga. Ha accettato di tenere delle letture, in tre paesi diversi, lungo il percorso verso Norimberga. Egli sembra sovraccarico di lavoro e di stanchezza mentale e il pensiero del viaggio, lo esaurisce. Tuttavia decide di intraprendere il viaggio, per diverse ragioni: per rendere tributo ai luoghi della sua infanzia e fanciullezza; per una necessità di riconsiderare il suo lavoro come scrittore, alla luce di una riflessione più distaccata.
La prima lettura è prevista a Ulma per gli inizi di Novembre. In modo inaspettato egli anticipa il viaggio alla fine di Settembre e parte dal Canton Ticino, come fosse un richiamo lontano e impellente. Il viaggio verso Norimberga è un viaggio nella Storia, dal passato al presente, con previsioni nefaste sul futuro. Le tappe sono innumerevoli, e si alternano momenti in cui visita luoghi e monumenti storici, simbolo della Storia immutabile e immutata, come ad appellarsi a punti di riferimento sacri, per legare ad essi la sua storia personale, come per non perdersi; ci sono momenti in cui rivisita amicizie e luoghi dell’adolescenza, periodo che lui chiama il Medioevo. E via via risale il territorio nordico fino a Norimberga. Qui si trova sbalzato nella modernità, rappresentata dalle macchine e i motori, da cui si sente terribilmente minacciato come uomo, nella sua interezza. E decreta la fine dell’umanità. E’ spossato e deve far ritorno a casa.
Gli sono richieste tre letture. Una a Ulma, una ad Augusta e l’ultima a Norimberga. La lettura pubblica mette Hermann Hesse in una dimensione di scrittore professionale. In questo senso egli sente la letteratura come una trappola. Si sente soffocare, come se non avesse via d’uscita. Ma in realtà trova due vie d’uscita: una è l’umorismo grazie al quale l’uomo può essere libero da schemi mentali precostituiti; la seconda strategia, è quella di rivolgersi non al pubblico indifferenziato, ma a un individuo, che lui intercetta tra quel pubblico. Avendo un approccio individuale, egli riscopre la dimensione letteraria, come dimensione del sé, sincera e genuina.
Recensione
L’autore si avventura in un viaggio nel tempo, facendolo con digressioni, riflessioni personali e “salti” nel futuro. Il lettore lo segue nelle sue tappe, che a volte risultano statiche e ferme, come mancassero di una vera dinamica sia geografica sia psichica. Il romanzo sembra impregnato di nostalgia e rimpianto, ma senza una vera soluzione di cambiamento. Hermann Hesse appare stanco, fiacco, come chi non ha più forze per credere alla vita, e questo porta il lettore a fermarsi, anch’egli statico, in quelle tappe, sentendo di stare girando a vuoto.
Sembra più un romanzo che Hermann Hesse scrive per se stesso, per capirsi e per capire la sua storia e il suo percorso. Al lettore è chiesto di accompagnarlo in questo cammino di rivisitazione, come spettatore passivo, che può prendere solo atto che la storia vada così. Alla fine del romanzo il lettore condivide lo stesso senso di spossatezza e non vede l’ora di far ritorno al rifugio del Canton Ticino, dove potrà trovare una dimensione di riposo e di protezione.
Stefania de’Flumeri