“Ombre su Berlino” – Volker Kutscher


Voto: 5 stelle / 5

“Ombre su Berlino. Le indagini di Gereon Rath.1.” di Volker Kutscher è il primo episodio di un ciclo di successo che ha dato vita alla serie tv Babylon-Berlin trasmessa in novanta paesi. Edito in lingua originale nel 2007, il romanzo viene pubblicato in Italia con tre titoli diversi. Nel 2010 esce per Mondadori come “Il pesce bagnato” nel rispetto dell’originale Der nasse fisch, espressione gergale indicante un caso irrisolto. Nel 2018 lo troviamo come “Babylon-Berlin” per l’Universale Economica Feltrinelli Noir. Io l’ho letto nell’Universale Economica Feltrinelli Noir giugno 2022, con il nuovo titolo “Ombre su Berlino” nella traduzione di Palma Severi e Rosanna Vitale, la stessa dell’edizione mondadoriana.

Non è pedanteria. Di primo acchito non avevo capito che “Il pesce bagnato”, “Babylon-Berlin”, “Ombre su Berlino” fossero lo stesso romanzo.

È un poliziesco di 477 pagine che mi ha tenuto compagnia nella settimana estiva tormentata da Caronte. Dello stesso autore abbiamo recensito “Il tempio del piacere”.

Trama di Ombre su Berlino

Il filone investigativo, che fa capo a un morto senza nome, è un escamotage per tratteggiare con maestria l’atmosfera berlinese e tedesca durante la Repubblica di Weimar. Di giorno la città è attraversata da contrasti sociali che le istituzioni non riescono a ricomporre, alimentando il malcontento diffuso. Di notte si accende il proibito della trasgressione, da vivere con spirito decadente come se non ci fosse un domani.

La vicenda prende le mosse poco prima del Blutmai, il ‘Maggio di sangue’ del 1929. Una serie di tumulti tra manifestanti comunisti e membri della polizia culminano in saccheggi, atti vandalici, scontri a fuoco a senso unico nel quartiere operaio. Due civili perdono la vita perché – osserva un personaggio secondario – “i poliziotti hanno sparato troppo, gli operai troppo poco”. Nella realtà storica furono una trentina le vittime collaterali, senza contare i feriti.

Il caso

In una Berlino cosmopolita prodiga di divertimenti, anche di sera l’atmosfera si surriscalda. Ci sono locali clandestini per happy few alla ricerca di piaceri off limits, che Bob Fosse ha immortalato in “Cabaret”. Altri sono destinati alla massa per bere, cenare, ballare, assistere a una proiezione cinematografica, stordirsi un po’. In uno di questi il protagonista e l’emancipata Charly iniziano ad amoreggiare. Il ritrovamento di un cadavere mette a dura prova le forze dell’ordine, già inguaiate di fronte all’opinione pubblica a seguito della repressione della manifestazione operaia.

Il corpo è così martoriato da rendere impossibile ogni ipotesi di identificazione. Non per il commissario Gereon Rath che ha una buona pista da seguire all’insaputa dei superiori. Ha intenzione di usarla come merce di scambio per traghettare dalla Buoncostume alla Omicidi. Una pista russa. Sapevate che Berlino fu una delle mete privilegiate dell’esodo russo dopo la rivoluzione bolscevica?

Quando ci scappa un altro morto, la faccenda rischia di trasformarsi in un’ “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”. Infatti Rath non solo ne è il responsabile, ma è a capo della squadra assegnata al nuovo caso. A differenza di Gian Maria Volontè non sarà spettatore passivo del suo trionfo o della sua rovina, auspicata da persone a lui molto vicine.

Recensione

Un’accurata documentazione dà profondità storica alla vicenda. Il tira e molla tra Gereon e Charly allenta la tensione con dialoghi che hanno il brio della commedia sofisticata americana, senza essere altrettanto caramellosi. Spetta alle figure di contorno l’onore e l’onere di rendere il clima psicologico della Repubblica di Weimar. E ci riescono benissimo.

Un clima fatto di insofferenza alle umiliazioni imposte dal Trattato di Versailles. Di cultura del ricordo. Di disaffezione per l’esperienza democratica, la prima in Germania, ritenuta estranea alla storia e alla mentalità del Paese. Di una sinistra che si sente tradita dai socialdemocratici e di una destra sempre più aggressiva che la democrazia non la vuole. C’è la fame, la solitudine, la povertà e la violenza di un popolo in crisi identitaria. Consigliato è poco!

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