“A questo serve il corpo – Viaggio nell’arte attraverso i corpi delle donne” è il nuovo libro di Roberta Scorranese, pubblicato da Bompiani a settembre 2023. Di Roberta Scorranese abbiamo recensito anche “Portami dove sei nata”. Ringraziamo la casa editrice e il Fla Festival per la copia cartacea ricevuta in omaggio.
Trama di A questo serve il corpo
Da Piero della Francesca a Duane Hanson, passando per Lavinia Fontana, Renoir, Giacometti e molti altri, Roberta Scorranese indaga sul messaggio segreto dei corpi che sono ritratti e dà vita a delle descrizioni che ci portano oltre la tela, il tempo e lo spazio.
I sedici capitoli che si focalizzano sull’arte sono alternati a pagine di narrativa in cui sono delle donne a parlare di una mancanza, un disagio, un modo di vivere il corpo.
Tanto nei capitoli dedicati ai quadri o alle installazioni, quanto nei racconti, troviamo temi come il rapporto con il cibo, l’identità di genere, l’amore, l’impenetrabilità, il senso di vuoto. E poi ci sono loro, a stagliarsi netti: i corpi felici.
Recensione
Ho letto avidamente questo libro e arrivata alla fine ho avuto voglia di ricominciare. Non lo definirei un saggio ma un atto d’amore. Giornalista culturale del Corriere della sera, Roberta Scorranese ci porta con sé nelle gallerie d’arte di mezzo mondo, da Roma a New York, fino a permetterci di frugare tra i suoi cassetti, mettendo insieme le tante sfaccettature del corpo umano.
I protagonisti dei sedici capitoli dedicati all’arte non sono tanto i quadri che prende in esame, quanto le riflessioni che da essi scaturiscono. Il modo in cui l’autrice universalizza alcuni temi, alcuni modi di essere, alcuni scorci di psiche fa pensare a un estratto del quadro, più che al quadro stesso. Sì, un estratto come quello della frutta: la sua essenza, il suo succo; perfino la sua composizione molecolare, che possiamo ritrovare in romanzi, poesie, canzoni.
“Ci si assomiglia alla fine di un percorso e allora, guardandolo alle spalle, l’amore non sembra un lungo esercizio per arrivare, insieme, allo stesso punto dove finiremo per sovrapporci?”
Roberta Scorranese illumina questo percorso con una sensibilità e una penna meravigliose, che toccano il vertice nei racconti, riconoscibili perché intitolati con un nome di donna. Qui sembra quasi che la sospensione, la malizia o la fragilità dei corpi escano dalle cornici e acquisiscano tutta la loro meritata tridimensionalità.
“La donna che si guarda è, prima di tutto, guardata”
Questo lavoro è completamente diverso dal precedente, “Portami dove sei nata”, perché il centro della narrazione smette di essere la vita della comunità, anche se da essa attinge ancora per qualche aneddoto o qualche associazione di pensiero. In comune, i due hanno la scelta, ariosa ed efficace, di vivacizzare la conversazione con due generi diversi: da una parte abbiamo la critica d’arte, dall’altra la narrativa. Ed entrambe sono profonde, piene di senso, conquistatrici.
Consigliatissimo!