“Cose che nessuno sa” – Alessandro D’Avenia


Voto: 5 stelle / 5

A Natale di qualche anno fa, un’amica mi regalò “Bianca come il latte, rossa come il sangue” il primo romanzo dello scrittore Alessandro D’Avenia, pubblicato nel 2010 e tradotto in ventitrè Paesi: aveva visto il film e ne era rimasta entusiasta. Io lo sono stata del libro, devo quindi a lei devo la scoperta di questo autore così bravo a descrivere emozioni e limiti della natura umana.
Siciliano, classe 1977, lo scrittore insegna letteratura al liceo, il romanzo di cui parlo in seguito, Cose che nessuno sa, è stato pubblicato nel 2011. Dello stesso autore abbiamo recensito “L’appello” e “L’arte di essere fragili“.


Trama di Cose che nessuno sa

Margherita ha quattordici anni, sta per cominciare il liceo ed è comprensibilmente spaventata nel
dover iniziare un nuovo percorso e dover fare nuove amicizie; nel momento in cui avrebbe più
bisogno di sostegno da parte dei suoi cari, suo padre abbandona lei, sua madre e il suo fratellino di
cinque anni, Andrea. Si ritrova, così, a dover affrontare il primo giorno di scuola con questo
tormento che si aggiunge a quelli che già ha, offuscandoli completamente.

Ci sono quattro sono figure determinanti nel suo percorso, quattro figure che le permettono di non
cadere nel baratro in cui si sente sospesa. C’è nonna Teresa che, preparando dolci siciliani, le
racconta la storia d’amore vissuta con suo nonno, Margherita la sente vicina come non sente sua
madre, a cui dà in qualche modo la colpa dell’abbandono del padre, c’è Marta, l’amica appena
conosciuta che la rende subito parte della sua numerosa e chiassosa famiglia, grazie a lei inizia a
frequentare un corso di recitazione, il professore di letteratura italiana che, attraverso l’Odissea, le
indica inconsapevolmente la strada da seguire per riportare pace nella sua vita. Infine, c’è Giulio, il
giovane tenebroso per il quale, da subito, lei non è la solita ragazza da esibire.

Durante tutto il romanzo, D’Avenia fa un’analogia tra Margherita e una conchiglia: quando un
predatore cerca di attaccare un mollusco, questo, per difendersi, rilascia elementi che hanno la
stessa composizione delle lacrime, la madreperla, che, da elemento necessario a difendersi, diventa il suo ornamento. Margherita è come quella conchiglia: la sofferenza e il dolore che si porta dietro
sono la sua parte più bella.

Recensione

copertina di "Cose che nessuno sa" di Alessandro D'AveniaMargherita è l’adolescente tormentata che tutti siamo stati, immedesimarsi e rivivere quegli anni, è
stato facile.
Sono stati numerosi i passaggi che mi hanno colpito per le grandi verità che racchiudevano, ma la
più grande scoperta è stata la capacità di un libro scritto decine di secoli fa di portare con sé
messaggi sempre attuali.

Un giorno il professore racconta ai suoi alunni che “i libri non hanno le orecchie per tenere il segno,
ma perché ci ascoltano e hanno orecchie proprio in quelle pagine che ci ascoltano di più”.
Margherita scopre questa verità su sé stessa, si identifica con Telemaco, sente che quel giorno in
classe lei si ritrova a leggere le sue parole, come se Omero stesse dicendo a lei di andare a
riprendere suo padre.

Il professore infiamma i suoi studenti raccontando loro della “nostalgia del futuro”: Telemaco non
ricorda nulla di suo padre, quando Ulisse partì, lui era un bimbo in fasce, ed è la nostalgia di quel
passato di cui non ha memoria che lo spinge ad andare a cercare suo padre “per dare inizio a
qualcosa di nuovo, unico e irripetibile”. Possiamo sentire la mancanza di chi non abbiamo mai
avuto? Si chiede ancora D’Avenia, “cosa ci manca davvero? L’altro o una parte di noi stessi? Sono
cose che nessuno sa”.

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Adelaide Landi

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