“Appunti su un’esecuzione” – Danya Kufafka


Voto: 3.5 stelle / 5

Dal 14 giugno è in commercio per Bompiani, nella traduzione di Bérénice Capatti, “Appunti su un’esecuzione” (Notes on an Execution), seconda prova narrativa della statunitense Danya Kufafka. Ringraziamo la casa editrice per la copia digitale inviata in omaggio.

Benché si sia aggiudicato l’Edgar Award 2023, o proprio per questo motivo, non è un giallo in senso stretto. L’autrice ibrida thriller psicologico, format howcatchem, critica sociale e ridimensiona le descrizioni dei fatti criminosi. Ecco nel mirino il rapporto tra colpa e responsabilità, l’imperfezione di ogni scelta, le falle dell’affido minorile nel diritto statunitense, la pena di morte.

Trama di Appunti su un’esecuzione

A ridosso di un’esecuzione capitale le dichiarazioni del condannato a morte sono rivolte ai propri cari o ai famigliari delle vittime, per chiedere scusa e invocare il perdono. È quanto emerge dalle statistiche. Ma 12 ore prima di essere giustiziato, Ansel Packer non pensa affatto a chi rimane. La sua testa è altrove. L’attesa di assaporare di nuovo la vita lo divora dall’interno con la stessa intensità dei suoi demoni, “parti frastagliate di sé che aveva nascosto al sole”. Grazie all’aiuto dell’agente penitenziario Showna Billings, spera di tentare la fuga. È una mossa disperata piena di incongruenze, non può permettersi un piano.

Ansel ha messo in atto tra mille ostacoli una seduzione lenta approfittando delle insicurezze di Showna. Il loro legame si basa sull’asimmetria nei rapporti di forza. La donna si compiace della sua superiorità, la distanza la rassicura, crede nell’innocenza del detenuto con una cecità fideistica. Per il killer, costretto dalla natura a indossare l’amore piuttosto che provarlo, coinvolgerla è stato un gioco da ragazzi.

Il conto alla rovescia nell’attesa dell’evasione scatta alla prima pagina. Rimani intrappolato nella mente di Ansel Packer, tanto quanto lui nel braccio della morte. Durante la procedura antecedente l’esecuzione, questo dead man walking valuta in modo febbrile le incognite. Fatica a nascondere tensione ed euforia che penetrano in ogni fibra del suo corpo. Analizza alcuni dettagli sotto una lente così forte che l’insieme svanisce. Lo ascoltiamo, lo vediamo dentro e fuori, percepiamo il peso dei suoi pensieri e la consistenza della sua fisicità. Sentiamo ciò che lui sente. L’identificazione emotiva è forte, anche se il personaggio è respingente. Questa parte mi è sembrata la migliore.

La marea dei suoi pensieri riporta a galla vite interrotte che non sono la sua. Quelle di donne con cui per caso, scelta, necessità ha percorso un tratto della sua esistenza: la cognata, la moglie, la madre. Quelle delle giovani vittime, perché di vite Ansel ne ha spezzate tre. I media lo hanno battezzato il killer delle Ragazzine.

Avanzo una riserva sulle pagine alla sliding doors che tanto piacciono agli americani. Paul Auster ci ha costruito “4 3 2 1”. Il romanzo termina con l’altrove di vite possibili precluse alle vittime, con lo scintillio dell’umanità spento da una mente sbagliata. Ma rischia di smorzare l’efficacia di una fine che avrei preferito secca come l’attacco.

Recensione

Poiché responsabile, capo di imputazione, arresto sono noti, la suspense gravita a turno su quattro aspetti: la realizzazione della fuga, il movente, la ricostruzione della dinamica omicidiaria e della cattura, la storia delle figure femminili vicine al protagonista.

L’infanzia di Ansel Packer sprofonda in un’America scomoda che detiene il record di minori abbandonati o allontanati dalla famiglia di origine. Ad attenderli una catena di soluzioni affidatarie sotto la protezione statale.

Il profilo criminale di Ansel Packer ridimensiona i killer geniali alla Patricia Cornwell: 《Non era speciale, né sconcertante, ma ordinario, apatico, tronfio. Un uomo piccolo che aveva ucciso perché gli andava

La sua vicenda e quella delle coprotagoniste si interroga sui tentacoli delle scelte, sulla chance di ricominciare da zero, sull’ineluttabilità di quello che siamo o siamo diventati o non saremo mai. Si interroga forse un po’ troppo per sottolineare le velleità pseudofilosofiche del protagonista?

All’autrice, che da editor conosce bene il mestiere della scrittura e come stuzzicare lo share, il merito di una prosa emozionale. Una sommatoria di sensazioni frastagliate, sintonizzata sulla frequenza dei cinque sensi acquista velocità o rallenta. L’ adattamento del thriller per una serie televisiva è già in fase di lavorazione.

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