“Lo strabiliante zoo” – Daniele Bianco


Voto: 3.5 stelle / 5

Lo strabiliante zoo” è la seconda prova narrativa di Daniele Bianco che da marzo arricchisce la Collana Le Giraffe Noir, Robin Edizioni 2023. Ringraziamo la casa editrice per la copia digitale ricevuta in omaggio.

L’autore ci tende un’imboscata con una storia che fa dell’ambiguità la tonalità emotiva prevalente. E noi ci facciamo catturare volentieri.

Di Daniele Bianco abbiamo già recensito “Quello senza nome“.

Trama di Lo strabiliante zoo

Il romanzo segue le vicende di Olivia e Giorgia che riportano in una sorta di diario le loro giornate, il tempo tra scuola e famiglia, il legame con genitori e nonni, la storia della loro amicizia sbocciata alle elementari. Cose così. Ascoltare la voce della protagonista Olivia porta subito una ventata d’allegria. È una bambina di dieci anni che tiene testa a due genitori ambiziosi, devoti in termini educativi all’etica della competizione, sordi ai suoi bisogni.

Per fortuna in prima elementare ha conosciuto Giorgia. Condividono un’amicizia esclusiva suggellata da un segreto. Infatti Giorgia e la mamma le offrono la gestione del loro zoo strabiliante, pieno di Amici, unico nel suo genere, protetto da occhi indiscreti. Uno zoo che Giorgia ha ricevuto in dono dal padre, “il regalo più bello del mondo”. A Olivia viene affidata la mansione di custode tuttofare, che svolge con buonumore, premura e dedizione. Come una sorella maggiore accudisce e mette in riga ospiti dai nomi divertenti: Ragnetto Ragnettino, il Sapientone, Gemelle Simpatia. In breve lo zoo diventa “una splendida casa dove imparare, giocare, divertirsi”, la sua vera casa. E se la giovane inserviente celasse un’indole da kapo?

Infatti l’esordio è un trompe-l’oeil, un’illusione ottica di cui prendiamo gradualmente contezza, quando ascoltiamo la voce di indizi non più muti. In questo modo, perduta l’innocenza dell’infanzia, la favola diventa un incubo dai contorni noir.

Recensione

La suspense gravita su una polarità di tipo oppositivo tra essere/sembrare, famiglia di Olivia/di Giorgia, innocenza/devianza, bene/male.

La scrittura ricalca senza leziosaggini e con una certa credibilità lo stile comunicativo di una bambina di dieci anni. Congiunzioni copulative allungano la collana paratattica della scrittura, libera da gerarchie e rifiniture. Nella foga del racconto i piccoli non continuano forse ad aggiungere pezzi e a ripeterne altri? E Olivia ha tanto da raccontare. La costellazione di punti esclamativi, atti a rendere straordinaria la quotidianità, è propria del pensiero infantile centrato su sentimenti primari. Tra cui la vendetta.

Leggo che qualcuno non apprezza l’uniformità stilistica delle pagine di Olivia e Giorgia perché tradiscono la stessa mano. Ma è questo il punto. Le bambine hanno un rapporto simbiotico riflesso anche nella scrittura il cui candore stride con il contenuto. L’effetto è straniante.

“Lo strabiliante zoo” di Daniele Bianco bersaglia la cultura del figlio unico che non contempla fallimenti educativi e la disfunzionalità di famiglie perfette. Denuncia la mercificazione del dolore e si prende gioco della psicanalisi. Smantella il mito dell’innocenza perché il male si impadronisce anche dei bambini. È più di un noir. È una storia crudele priva di concessioni rassicuranti.

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