“La misura dell’uomo” – Marco Malvaldi


Voto: 5 stelle / 5

“La misura dell’uomo” pubblicato nel 2018 da Giunti Editore segna l’ingresso di Marco Malvaldi nel giallo storico di ambientazione rinascimentale.

Di Marco Malvaldi abbiamo recensito anche “Argento vivo” e “A bocce ferme“.

Trama di La misura dell’uomo

Trovare un cadavere in cortile sarebbe una seccatura per chiunque. Ma se il padrone di casa è Ludovico Maria Sforza detto il Moro, reggente del Ducato di Milano, impegnato in delicate trattative diplomatiche domi bellique con gli Asburgo e la Francia. Se è accerchiato da maneggi diplomatici pilotati dagli Estensi. Se è non meno affaccendato a fare parkour da un’alcova all’altra compresa quella coniugale, allora l’affare si ingrossa.

La vittima rinvenuta nel Cortile delle Armi è un oscuro pittore. Il giorno precedente alla sua dipartita aveva chiesto udienza a Sua Signoria, che ora ravvede nella disgrazia sinistri presagi. Governando nella difficile situazione di dover mantenere un regno acquisito per merito e non per nascita, dal carattere imprevedibile a detta dei contemporanei, l’ombra della superstizione non lo abbandona mai. Il corpo del malcapitato non presenta segni riconducibili a qualcosa di noto. Ma perché qualcuno ha voluto che venisse rinvenuto nel cuore politico della città? Perciò lo Sforza affida a Leonardo da Vinci il compito di vederci chiaro. Messo in panchina l’astrologo che cerca la terra nel cielo, occorre un uomo che conosca a fondo i suoi simili. Il che per Leonardo non è un modo di dire.

Nella versione di Marco Malvaldi messer da Vinci “dipintore, ingegnario, inventore di instrumenti bellici” è piuttosto divertente. Ha sempre la testa tra le nuvole, se per nuvole intendiamo le fantasticherie del genio che vede per primo ciò che nessuno riesce a vedere. Per esempio capisce la necessità di ripensare il tessuto urbanistico di Milano, sorta e cresciuta senza una visione. Però ha il vezzo di non portare a termine o farlo con molto ritardo i lavori che gli vengono commissionati. Per questo motivo a Ludovico il Moro, da anni in attesa di una statua equestre in bronzo unica nel suo genere, non può dire di no.

Il mondo di Leonardo, uomo di scienza per antonomasia, è congeniale alla sensibilità dell’autore che, prima di esordire nella narrativa una quindicina di anni fa, consegue il dottorato di ricerca in Chimica all’università di Pisa.

Esilarante il personaggio del re di Francia Carlo VIII dal physique du rôle di “uno sgabello rotto”. Fa il suo ingresso mentre si ricompone dopo i giochi d’amore con una di quelle donne che ‘del loro corpo non fanno carestia’ per dirla con Ermanno Olmi de “Il mestiere delle armi”. Anche il cristianissimo e cretinissimo sovrano (sic) è in faccende affaccendato. Si appresta a invadere il Regno di Napoli o a liberarlo dagli Aragonesi, se vogliamo uniformarci alla diplomazia rinascimentale.

Mentre Leonardo indaga sulla morte del pittore, altri lo pedinano per trafugare il tesoro dei suoi progetti militari. Il caso di un poveraccio morto ammazzato diventa un intrigo internazionale.

Recensione

Marco Malvaldi non si unisce semplicemente al drappello di quanti assegnano a un personaggio storico illustre il ruolo di detective, perché li sorpassa alla grande. Il suo segreto sono humour, intelligenza, ritmo, il congegno di una trama che funziona, pieno controllo della scrittura, uno sguardo al presente. Che si tratti di commedia poliziesca, saggistica, favolistica, giallo storico, l’autore pisano gioca da fuoriclasse.

Il caso investigativo non ruba la scena a numerosi personaggi che concorrono a delineare un’epoca. L’azione si svolge in una Milano ricca e operosa, già leader a fine Quattrocento del made in Italy. Sullo sfondo l’eco della morte del Magnifico e il fondamentalismo del Savonarola di turno. Lo slancio del sistema bancario fiorentino grazie all’invenzione della lettera di credito e gustosi aneddoti sulla vita materiale.

Non è da tutti mixare un Dica, duca alla Totò e l’autorevolezza della Storia, setacciata con leggerezza e qualche libertà inventiva, mantenendo il brio della banda della Magliadilana.

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