“Ballata per le nostre anime” – Mauro Garofalo


Voto: 4 stelle / 5

Può un efferato omicida trasformarsi in un personaggio leggendario e diventare negli anni simbolo di giustizia privata e di sete di vendetta? Si può dar voce a chi non ha potuto esprimere in vita la sua verità? Mauro Garofalo, nel romanzo “Ballata per le nostre anime” (Mondadori, 2020), ci racconta una vicenda drammatica e intensa, in cui si alternano luci e ombre, crudeltà e sentimento, tragedia e poesia.

Trama di Ballata per le nostre anime

Nella val Brembana, agli inizi del ‘900, un episodio di cronaca nera sconvolge interi paesi. La mattina del 13 luglio 1914 Simone Pianetti, signorotto del paese sulla cui famiglia aleggiano misteriose dicerie, prende il suo fucile, compagno fedele di leggendarie battute di caccia, e compie la sua mattanza uccidendo sette persone, che rappresentano l’autorità civile e religiosa del paese: il dottor Morali, il segretario comunale Giudici e la figlia Valeria, il calzolaio Ghilardi, il parroco don Filippi, il messo comunale Giupponi e Caterina Milesi. Compiuta la strage, l’uomo fugge tra i monti, che conosceva bene fin da bambino, e fa perdere le sue tracce. Nel corso degli anni la sua storia si trasforma pian piano in leggenda, diventa soggetto delle ballate popolari e di varie rappresentazioni teatrali, che portano sulle scene la sua immagine di giustiziere sociale, mentre dall’altra parte le anime delle vittime della sua strage tentano invano di esprimere la loro verità e di gridare il loro dolore.

“I ponti collegano le rive. Le persone. I ponti attraversano i mondi. I vivi e i morti. È solo un ponte che li divide. Appena un viaggio per arrivare.”

Da qui parte il romanzo di Mauro Garofalo che si sofferma dapprima a descrivere l’infanzia incosciente e la gioventù spavalda di Simone Pianetti, alla luce del clima politico e sociale postunitario, che però sembra non scalfire le dinamiche del paese, formate da allusioni e leggi non scritte ma immutabili. Viene poi narrato il rapporto conflittuale con il padre, la ricerca di fortuna in America, il ritorno in Italia, il matrimonio e la nascita dei suoi otto figli, fino ad arrivare ai tentativi di gestire una locanda e un mulino. Tali attività però sono destinate ancora una volta al fallimento di cui Simone cerca ossessivamente i responsabili, all’interno di un paese che non lo ha mai accettato pienamente. Quando la sua vendetta sarà compiuta, resteranno come unici compagni i fantasmi della sua libertà e l’eco di una leggenda mai dimenticata. Ma il sangue versato continua ad echeggiare tra valli, boschi e sentieri attraverso la voce dei protagonisti del massacro, dando vita ad una danza che unisce i vivi ai morti.

Recensione

Storia, leggenda, immaginazione. La vita di Simone Pianetti scorre davanti agli occhi del lettore con il suo carico di violenza, disperazione e follia e lo trasporta in un’atmosfera che mescola tratti veristi e noir. Non è facile raccontare la storia di un pluriomicida, scavare nel suo passato e studiarne la fama di eroe che ne è derivata. La volontà di condanna e il tentativo di giustificazione del folle gesto spesso convivono tra le pagine del romanzo. Del protagonista viene sempre sottolineato il carattere irascibile, rude, spietato, ma anche la sconfitta, il rifiuto, il fallimento. Il lettore è portato a distaccarsi dall’uomo, a comprenderne la meschinità e il furore che possono albergare nell’animo umano, in un processo quasi catartico. Nelle pagine che ripercorrono la vita di Simone aleggia sempre l’incertezza del futuro e il destino funesto che lo attende. Frequenti, infatti, sono le allusioni alla tragedia della follia che lo segnerà per sempre.

Anche il paesaggio non è semplicemente lo sfondo delle vicende, ma, grazie alle descrizioni potenti, diventa parte integrante della storia. Tronchi, burroni, rovi, gufi, cervi, grilli diventano testimoni inconsapevoli di un dramma che nasce e si sviluppa pian piano nell’animo umano.

Particolare è la struttura narrativa che alterna la vita e le gesta del protagonista alle voci delle vittime della strage, si passa così da pagine di crudeltà e sofferenza ad accenti lirici di straordinaria intensità. A tal proposito il romanzo è stato spesso paragonato all’ Antologia di Spoon River: una pluralità di voci e di punti di vista, barlumi di poesia che brillano nel buio delle meschinità umane.

“Così tutto scompare, permane, si affievolisce, ritorna. È l’anticipata stagione degli abbagli. Le parole segrete di chi può riconoscere. Il mormorio del bosco racchiude la storia d’ogni vita.”

Si ringrazia la casa editrice per il pdf omaggio.

Consigliato a chi ama approfondire la realtà e sa lasciarsi catturare dalla leggenda.

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