
Ho deciso di scrivere di “Klara e il sole” (Einaudi 2021) quando ho scoperto che pare essere in uscita per il 2025 il film ispirato a questo libro di Kazuo Ishiguro. Sarà Jenna Ortega a impersonare la bambola robot Klara, ed Amy Adams sarà la mamma di Josie.
In origine non ne avevo intenzione. Il romanzo più recente del Nobel Prize 2017 Kazuo Ishiguro, nato in Giappone ma naturalizzato britannico, è tanto lineare come trama quanto complesso in termini di questioni etiche. Ed è sfuggente.
Ma andiamo con ordine.
Di Kazuo Ishiguro abbiamo recensito anche “Quel che resta del giorno”.
Trama di Klara e il sole
Klara è un A.A., un’Amica Artificiale in attesa di essere acquistata. Ha una grande capacità di osservazione e si lega subito alla piccola Josie.
Una volta entrata nella sua vita, scopre di non essere una semplice A.A., nei programmi della famiglia. Le viene chiesto di fare una cosa molto particolare. Ma lei ha una controproposta.
Recensione
Il ruolo del sole, in questo romanzo, non è chiaro molto presto. Klara è un narratore inattendibile e lo rimarrà fino alle ultime righe: di una bambina ha la grande sensibilità ma anche l’ingenuità. Per questo il lettore può sentirsi in una situazione sospesa: l’atmosfera viene caricata di aspettativa e lui intuisce che qualcosa arriverà. Così, si lascia scivolare sulla superficie di questa storia col vento in poppa.
La lettura è scorrevole e pacifica per la prima metà, quando il romanzo assomiglia ancora a un racconto di fantascienza, in cui, in un futuro forse neanche tanto lontano, l’intelligenza artificiale ha raggiunto un’evoluzione incredibile. Poi si schiude davanti a noi la realtà: la bambagia in cui viveva Klara si lacera e nella sua vita entrano la cattiveria, le emozioni, gli umori. Il dolore, la disperazione.
Ecco qui il punto: cosa è lecito aspettarsi da un robot? Quanto è lecito sfruttare le sue capacità di assimilazione, esecuzione, riproduzione? Il tema della clonazione affrontati in “Non lasciarmi” (2005), libro che non ho recensito proprio perché non mi aveva convinto nell’intreccio, torna con una variante più verosimile e per questo spiazzante.
Il lettore non sa cosa provare di fronte a quello che viene chiesto a Klara. Nessun personaggio si indigna, nessuno si oppone. C’è tutta l’accettazione tipica dei romanzi giapponesi, con in più una pennellata un po’ folle e positiva, a sovvertire gli schemi nel finale.