“Bianco è il colore del danno” è il romanzo autobiografico scritto da Francesca Mannocchi e pubblicato da Einaudi all’inizio del 2021. In questo momento è in corsa per il Premio Strega.
Trama di Bianco è il colore del danno
Il corpo di una scrittrice, in apparenza integro eppure danneggiato, diventa lo specchio della fragilità umana e insieme della nostra inarrestabile pulsione di vita. Francesca Mannocchi guarda il mondo attraverso la lente della malattia per rivelare, con una voce letteraria nuda, luminosa, incandescente, tutto ciò che è inconfessabile. (dal sito dell’editore)
Recensione
Un romanzo che non è un romanzo ma racconto di vita vera. Ma si legge come un romanzo perché, come ogni grande testo letterario, trascende l’esperienza personale e tocca temi universali.
La malattia, che sancisce un “prima” è un “dopo” sulla linea temporale dell’esistenza e che diventa la lente deformante ma allo stesso tempo rivelatrice attraverso cui ci si guarda e si viene guardati;
Il viaggio a ritroso nei ricordi della “vita di prima” e sulle tracce che, col senno di poi, sono state segni inequivocabili di quello che sarebbe stato.
Il rapporto conflittuale con la maternità, il non essere la madre che ogni aspettativa sociale e innato imperativo morale impone alle donne di essere e il senso di colpa e profonda inadeguatezza che inevitabilmente si insidia nelle pieghe più profonde dell’anima.
E poi, l’essere figlia di genitori da cui si è state amate male, dai quali non si è state viste veramente né da bambine né da adulte e che davanti alla malattia si tappano gli occhi per negarne l’esistenza.
Il corpo che tradisce, che si guasta, che impone i suoi bisogni e che costringe a guardare in faccia la prospettiva della morte, del tempo che improvvisamente diventa pochissimo, stretto, incerto. Il dover venire a patti con una vita che non tornerà mai più com’era prima ma che, forse, per la prima volta si decide di vivere davvero. Tutto questo e molto altro è “Bianco è il colore del danno” di Francesca Mannocchi, un libro che attraverso le ferite dell’autrice scava e rivela anche quelle del lettore.
Floria Lopes
sono d’accordo sulle ferite del lettore, che vengono scorticate e lasciate vive. “bianco è il colore del danno” in me ha provocato rabbia, dolore e poi senso del rifiuto. una storia che potrebbe essere tante altre storie, anche la mia, e solo per un caso fortuito non lo è. e poi, quante domande a cui non si può rispondere. quante domande, la cui risposta può fare male.
vorrei poter dire che questa lettura è catartica e invece non lo è. ti lascia con un nodo in gola, il senso del non aggiustabile.
“gli dei ci puniranno perché vogliamo tutto?”