“Infinito futuro” (Eretica edizioni ottobre 2022, 156 p.) è il nuovo romanzo di Silvia Colombini, che ringraziamo per la copia cartacea ricevuta in omaggio.
Dopo un’esperienza nel mondo della pubblicità, l’autrice fa il suo esordio narrativo negli anni Novanta con “Hotel paura”, adattato per il grande schermo da Renato De Maria. Da allora coltiva la passione per la scrittura.
In una Bologna contemporanea, mai menzionata esplicitamente, si rincorrono numerosi personaggi che danno alla vicenda una misura corale. Anche se le qualità non mancano, nessuno di loro è uno specchio di virtù. Eppure è impossibile non simpatizzare con la combriccola mal assortita dalla vita insoddisfacente, che si aggira anche in questo romanzo. Chi sul piano professionale o economico, chi sul quello affettivo. Chi su tutti e tre.
Trama di Infinito futuro
La vita di Geremia, che a due passi dalla laurea per mantenersi fa le pulizie in un bar, prende una piega inaspettata. Infatti contro ogni buon senso decide di proteggere una donna in fuga che gli piomba nel locale. Bella, armata e pericolosa. Mette in salvo la femme fatale di nome Candida in una comunità multietnica che, tra fiaba e pragmatismo, diventa il quartier generale dell’operazione di soccorso.
L’ introduzione noir, per certi versi affine a quella di “Miss Miami” del 2020, mette in moto una serie di avventure basate sull’inseguimento. Di sogni, ambizioni, riconoscimento sociale, di un amore che non c’è più o non c’è ancora, di un passato che non possiamo riscrivere. Alcuni cercano Candida che, in fuga, smette di giocare a nascondino con la vita. Altri sono in corsa per il rettorato nell’Università più antica del mondo. Per uno scherzo del destino i candidati sono ex compagni di classe della misteriosa fuggiasca. Ma i destini incrociati non finiscono qui.
L’alternanza tra piani temporali ci svela i tasselli più scomodi della vita dei protagonisti, a partire dalla prova di maturità. Quella degli anni Ottanta di cui anch’io, come l’autrice, serbo un ricordo austero. E, senza tanti sentimentalismi, avvia una riflessione sul come eravamo e come siamo diventati.
Scopriamo che quello di Candida – malgrado l’eldorado delle apparenze – non è il migliore dei mondi possibili. Che ognuno è in cerca della sua Cunegonda. Che il tempo non azzera dolori, ricordi, frustrazioni.
Recensione
La scrittura scorre pungente, dinamica. Intreccia ironia e romanticismo, il pianto al sorriso. Lo sguardo cinico alla contemporaneità indossa una prosa leggera con battute divertenti a raffica. Poiché alcune situazioni sono un po’ scontate, è la scrittura il pregio maggiore del romanzo.
Emerge un quadro universitario di desolante illegalità e favoritismi. Un’etica del successo deprivata di sacrificio e competenza. Una distanza siderale tra genitori e figli
“I figli sono pianeti che non intercettano mai le orbite dei loro genitori. L’ideale del figlio perfetto rispetta l’orgoglio di essere un genitore perfetto“
Ma anche uno spirito LGB(TQIA+) friendly, sorretto dalla consapevolezza che non basta cambiare le parole per cancellare i pregiudizi. La voglia di provare a fare la differenza. L’attitudine ad abbracciare la vita ad ogni età. Tanto che Silvia Colombini affida al tempo latino del titolo, assente in italiano, le infinite combinazioni del nostro domani.