“Bruges la morta” – Georges Rodenbach


Voto: / 5

“Bruges la morta” di Georges Rodenbach è un romanzo, edito nel 1892, che si prefigge lo scopo di dipingere la città facendone a tutti gli effetti un personaggio. È un concetto reso molto bene dal titolo, dalla copertina dell’editore Fazi, colorata come sempre ma di colori spenti anch’essi, spenti come è spenta Bruges, spenti come i personaggi che animano (si fa per dire!) la storia.


Trama

copertina bruges la mortaHugues è un uomo distrutto dopo la morte della moglie, a tenergli compagnia nel suo inconsolabile lutto, soltanto il ricordo dei dieci anni vissuti insieme e il macabro costume di conservare con maniacale cura gli oggetti a lei appartenuti, tra questi anche la sua treccia, conservata in uno scrigno di vetro per preservarne lo stato. L’uomo si arrabbia con la domestica se questa, nel fare le pulizie, le tocca più del dovuto.

La sua esistenza si sposa (consentitemi la battuta macabra, ma ci sta!) perfettamente con l’aspetto di Bruges, la città in cui vive dopo la morte della moglie, è lui ad averla scelta proprio per questo motivo. È una città ingrigita dal suono delle campane che sembrano avvolgerla, è una città in cui la fede cattolica è molto radicata, in cui gli abitanti sembrano aver smesso di vivere, intimoriti dal giudizio di Dio.

Un giorno, Hugues incontra una ragazza, si tratta di una ballerina di nome Jane: la ragazza ha una somiglianza impressionante con sua moglie. Il destino del vedovo triste sembra dover cambiare, sembra che presto lascerà andare il suo dolore per riprendere a vivere, ma le cose non vanno proprio così.

 

Recensione Bruges la morta

Ho deciso di leggere questo romanzo dopo aver rivisto la prima stagione de “L’amica geniale”, la fiction tratta dalla saga di Elena Ferrante, che purtroppo non ho ancora avuto modo di leggere. La geniale Lila vince questo libro in biblioteca, è un premio al lettore più assiduo, e mi ha incuriosito almeno quanto il personaggio di Lila mi ha affascinato.

È il libro giusto per chi vive in un contesto come quello di Lila, è il libro giusto per chiunque viva in una società così impregnata di costumi cattolici come quelle meridionali.

Hugues rimane subito colpito da Jane, non riesce a credere che sia possibile una somiglianza che rasenti l’uguaglianza. “Anche la voce…uguale e riudita, una voce dello stello colore, cesellata allo stesso modo. Il demone dell’Analogia si stava prendendo gioco lui…” Hugues rimane colpito dal potere indefinibile della somiglianza, ma in Jane cerca sua moglie, e questa ricerca illogica sarà la sua condanna. Tutto ciò che lei ha di diverso dalla donna inizia presto a infastidirlo: la sua risata, il colore dei suoi capelli, il suo modo di vestire, le sue abitudini dissolute, ma Hugues ha bisogno di quel volto per tenere legato a sé i ricordi che non vuole lasciar andare.

Jane è un personaggio secondario, protagonista insieme a Hugues, è Bruges, da lui scelta per viverci “per via della somiglianza, e perché il suo spirito si accordava perfettamente alla più grande delle città grigie. Malinconia di quel grigio delle strade di Bruges, dove ogni giorno somiglia a Ognissanti…Quel grigio, come ottenuto dal bianco delle cuffie delle religiose e dal nero delle tonache dei preti…” Bruges è la sua guida, il suo punto di riferimento dal quale si discosta per qualche tempo per seguire Jane, nell’assurdo progetto di rivivere insieme alla moglie con una donna che le somiglia, le somiglia molto, ma non ha nulla di lei se non qualche tratto somatico.

È un romanzo di sconfitta, sconfitta per chi rimane legato al passato, di chi non vuole lasciarlo andare, di chi ha paura di vivere nel timore che la novità nasconda insidie e pericoli e sia perciò meglio chiudersi nei ricordi, evitando ogni esperienza per evitare di rivivere quel dolore che si è conosciuto così bene.

Ebbene, la vita nasconde insidie e pericoli, ma chi sceglie di non viverla come Hugues, rinuncia anche alle gioie e alle soddisfazioni, rinuncia a versare le lacrime di felicità che compensano quelle versate per dolore. Ho odiato questo personaggio, come detesto chiunque manifesti un odio analogo per la vita.

La fede è un altro elemento dominante del romanzo, è una fede cieca che oscura, che toglie spazio al vivere: “quella fede in cui gli scrupoli e il terrore sono più forti della fiducia; in cui la paura dell’Inferno supera la nostalgia del Cielo.”

 

Adelaide Landi

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