“Chi dà luce rischia il buio” è un romanzo di Giulia Ciarapica pubblicato da Rizzoli ad agosto 2022. È il secondo capitolo di una saga famigliare, ambientata nel paese marchigiano di Casette d’Ete. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.
Trama di Chi dà luce rischia il buio
“Chi dà luce rischia il buio” è il seguito di “Una volta è abbastanza”, che sicuramente leggerò presto, ed è una saga famigliare ambientata in Italia tra gli anni ‘60 e ‘70.
“Là fuori c’è la vita, tutta intera, senza buchi.”
Tutto ruota intorno alla famiglia di Valentino Verdini e sua moglie Giuliana, fondatori di una fabbrica di scarpe per bambini. Seguiamo le vicende delle due figlie Bianca Maria e Gianna e di altri calzaturifici legati, per sangue o concorrenza, a quello dei Verdini.
Recensione
“Chi dà luce rischia il buio” è il primo libro di Giulia Ciarapica che leggo. Seguo e stimo molto la sua autrice sui social network, però, quindi non sono affatto stupita della sua alta qualità.
Conosco e condivido la passione di Giulia per i classici del Novecento e ho notato con molta gioia questo imprinting nell’architettura e nello stile. Penso che, come autrice, lei rappresenti una buona sintesi di quello che di buono e saggio avevano Morante, Moravia e tutti gli altri autori nominati anche nel libro, con in più la snellezza degli anni Duemila.
Ho affrontato questo romanzo consapevole di partire svantaggiata, non avendo letto (ancora) il precedente. A chi vuole fare come me, posso dire che potrebbe trovare qualche difficoltà nell’orientarsi tra i personaggi e le loro relazioni solo se saltasse l’indice delle famiglie che lo precede. Comunque, nella storia, presto o tardi, si entra lo stesso.
“ “Ecco cosa vuol dire slabbrarsi”, si dice. Non perdere pezzi ma invecchiare da giovani, diventare di colpo molli e sudici, sfilarsi la spina dorsale facendola passare dalla bocca e tagliarla in tante parti uguali.”
Per me questa lettura è volata rapida e intensa. La narrazione di Giulia Ciarapica è un fiume placido che trasporta il lettore con devozione. Ho trovato l’introspezione dei personaggi equilibrata e non invadente. Una caratteristica molto particolare del romanzo è nella convivenza dei suoi protagonisti con i propri fantasmi, che si fanno presenza autonoma e palpabile.
“Volevo raccontare un posto ancor prima della gente”, spiega l’autrice nei ringraziamenti. E a noi questo posto viene restituito con la consistenza di un odore, di un colore, di un modo di stare al mondo.
Ci affezioniamo molto ai personaggi, alla loro forza e alle loro fragilità – anche alle loro irresistibili parlate marchigiane, devo dire.
È tutto così solido che non ho saputo trattenermi dal cercare delle immagini su internet, magari delle scarpe descritte o delle aziende nominate. Invece la realtà è molto ben celata sotto la finzione e non sono riuscita a rintracciare nulla.
“La luce è piena di ombre, e se esistono le ombre è lì che la luce splende più forte”
Ho trovato molto significativa l’attenzione posta sul picco di scioperi degli anni Settanta. In particolare mi hanno colpita l’agilità e la chiarezza con cui viene mostrato che questi movimenti di protesta finivano spesso per tradursi in dissidio – anche violento – tra gli stessi operai, restando circoscritti a un’espressione di disagio e portando, in fondo, pochi vantaggi alla causa.
“Il passato non conta più. Ieri è morto, domani è imprevedibile, ma oggi è per sempre”
Consiglio “Chi dà luce resta il buio” a chi ama i romanzi famigliari e a chi non rimane male se si affeziona ai personaggi ma non può conoscerli dal vivo.