“Di freccia e di gelo” – Piero Lotito


Voto: 4,5 stelle / 5

Il romanzo “Di freccia e di gelo” di Piero Lotito, pubblicato da Mondadori a gennaio 2024, nasce da una storia vera.

Il 19 settembre 1991 due turisti tedeschi, effettuando un’escursione in Sudtirolo, a 3210 m. di altitudine, trovarono un corpo umano mummificato. Dal ghiaccio si intravedeva soltanto il torso, affiorato a causa dello scioglimento del ghiaccio durante quella torrida estate. Inizialmente si pensò ad un alpinista disperso, ma poi, in seguito ad analisi più approfondite effettuate presso l’Istituto di Medicina Legale di Innsbruck, si scoprì che quel cadavere risaliva al 3350 – 3110 a.C. circa. Il periodo storicamente coincide con l’Eta’ del Rame. Quel corpo venne indicato come la “mummia di Similaun” o semplicemente “Ötzi”. Gli studi compiuti sul suo corpo hanno permesso di comprendere meglio un periodo storico misterioso e ancora sconosciuto.
Attualmente il corpo di Ötzi è custodito presso il Museo Archeologico dell’Alto Adige, a Bolzano.
I suoi resti sono stati accuratamente studiati, ma la storia che si nasconde dietro resta un mistero. Piero Lotito ha provato a raccontarla, aprendo uno spiraglio sul mondo preistorico, così lontano e così impenetrabile.

“Di freccia e di gelo” ci offre una ricostruzione precisa e affascinante di una società arcana e di un’anima, in fondo, non molto differente da noi. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.

Trama di Di freccia e di gelo

Il giovane Ötzi vive in un villaggio tra i monti con il padre Urd e la madre Mael. È destinato a diventare un cacciatore come suo padre, morto improvvisamente durante un’escursione in alta montagna, e per questo dedica tutto se stesso alla costruzione di archi e frecce invincibili e ad allenamenti continui.

Stavamo bene, là dentro: mia madre era la luce, mio padre il vento. Io un piccolo uomo del nostro tempo, che doveva crescere in fretta, perché dietro la porta la morte aspettava anche me.

Presto è tempo di cambiamenti al villaggio. Un morbo ha decimato la popolazione e, per rivitalizzare la comunità, viene accolto un gruppo di pastori con donne giovani e bambini. Tra questi anche Ief, suo amico d’infanzia e la sua compagna Alesh.
Nonostante ciò, Ötzi è sempre più solo. Ief lo tratta con distacco e l’unica donna che anima i suoi pensieri è proprio la bella Alesh, che sta già costruendo una famiglia con il proprio uomo. Dopo la morte della madre, la sofferenza e la solitudine aumentano. La sopravvivenza nel villaggio è sempre più difficile, anche perché gli abitanti non vedono di buon occhio chi non ha una compagna e non pensa al futuro del villaggio. Nel momento in cui il pericolo diventerà sempre più vicino e opprimente, Ötzi sarà costretto a prendere una decisione sofferta, che cambierà il corso della sua vita.

Recensione

Quando pensiamo ai viaggi del tempo, ci vengono subito in mente film e serie televisive basate su tecnologie futuristiche avanzate e la nostra fantasia ne è affascinata. Niente di tutto ciò. Ötzi ha viaggiato attraverso i millenni grazie a un processo naturale di mummificazione. Il suo corpo si è conservato praticamente intatto per raccontarci qualcosa di sé e del mondo in cui viveva. Ma se gli studi antropologici hanno rivelato molto di lui, dal tipo di alimentazione alle condizioni di salute, dal periodo storico in cui ha vissuto al contesto sociale di cui faceva parte, poco si sa della sua storia personale, dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti. Questa è la grande sfida vinta da Piero Lotito: trasportare il lettore nella lontana preistoria e narrarci la storia di Ötzi, in maniera straordinariamente verosimile.

Il romanzo è narrato in prima persona, proprio da Ötzi. Non è stato facile per l’autore riuscire a far esprimere il protagonista, in un mondo in cui le parole erano ridotte al minimo e i sentimenti non avevano un nome.
Ötzi, nella sua semplicità, fa continuamente nuove scoperte, cerca di dare un nome alle emozioni che prova.
Splendido il passo in cui cerca di spiegare il concetto di bellezza a Iush, suo capovillaggio, unico punto di riferimento dopo la morte dei genitori.

«È qualcosa che ti piace, lush» ripresi appassionato. «Qualcosa che rende una donna o un animale o una pianta diversi dagli altri: di una donna il petto, di un cervo la testa e il palco, di un albero le foglie… Ma no, ma no!» mi corressi.
«È il tutto di quella donna, il tutto di quell’animale e il tutto di quell’albero, che ti fa star bene solo a vederlo. Anche un sasso è bello quando non è come gli altri. Ecco, Iush: la bellezza ti fa capire che una donna così è diversa, un cervo così è diverso, un faggio così è diverso.
..»

Piero Lotito è riuscito con grande maestria a mostrarci la semplicità del mondo di Ötzi, la sua ingenuità, ma anche il suo coraggio e la sua determinazione.

La lotta per la sopravvivenza è l’obiettivo primario.

Gli anziani lo avevano sempre detto che la nostra storia era quella: un passo nella vita e un passo nella morte. E allora conveniva vivere con un pensiero alla morte, perché altrimenti non sarebbe stato un vivere completo.”

In un mondo che vive di istinti primordiali, intravediamo comunque aspetti rudimentali di valori importanti, quali il rispetto, l’amore per la famiglia, la convivenza civile. E riscopriamo emozioni antiche ma sempre attuali: l’amicizia, la gelosia, la vendetta e l’amore.

Il grande messaggio che ci lascia questo romanzo è che Ötzi, e con lui la Storia nel suo complesso, hanno ancora molto da insegnarci. Talvolta basta anche una piccola scoperta, apparentemente insignificante, a spalancarci le porte di mondi ancora sconosciuti. Per scoprire che il nostro non è poi così diverso.

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