“Divorzio di velluto” è il romanzo d’esordio di Jana Karsaiova, scrittrice slovacca che ha scelto la lingua italiana per narrarci una storia struggente e delicata allo stesso tempo. In esso “vi si trova inscritto il fascino del nuovo romanzo europeo”, secondo il parere di Gad Lerner, che lo ha proposto alla LXXVI edizione del Premio Strega. Il romanzo è stato pubblicato da Feltrinelli editore a febbraio 2022 ed è stato inserito tra i dodici candidati al prestigioso Premio.
Trama di Divorzio di velluto
E’ la vigilia di Natale e la famiglia di Katarìna si prepara per la cena. L’atmosfera lieta della festa, però, non riesce a cancellare il peso delle assenze intorno al tavolo.
Eugen, il marito di Katarìna, se n’è andato qualche settimana prima e anche Dora, sua sorella, ha lasciato da tempo la Slovacchia per cercare fortuna negli Stati Uniti.
Resiste, però, l’amicizia con le amiche di sempre: Daniela, Mirka e Viera. Sarà proprio l’incontro con Viera a rivelarsi folgorante per Katarìna. L’amica vive da diversi anni in Italia, qui si è dedicata agli studi universitari e ha seguito un amore tormentato per la sua professoressa d’italiano.
“Quello era il momento che più tardi avrebbe chiamato il punto zero, una specie di piccolo personale big bang. Barbara se ne tornava a Bratislava e lei sarebbe rimasta sola, in Italia. Solo lì aveva realizzato che quando parlava in italiano era come se parlasse da dietro una tenda. Tutti potevano sentire la sua voce, ma nessuno avrebbe visto il suo volto.”
La vita di Katarìna è a un bivio. E’ giunto il momento di affrontare le separazioni e di trovare in sé nuovi stimoli e nuove risorse per rinascere e riprendere in mano la sua esistenza.
Recensione
“Divorzio di velluto” è un’espressione che venne usata negli anni Novanta per indicare la disgregazione della Cecoslovacchia in due nuove realtà: la Slovacchia e la Repubblica Ceca.
Tutto ebbe inizio con la famosa “Rivoluzione di velluto” del 1989, che portò alla fine del regime comunista cecoslovacco. Entrambe le espressioni alludono agli eventi pacati, ma inevitabili che segnarono l’Est Europa in quegli anni, in contrasto con rivolte ben più violente che determinarono le sorti di altri Stati
La separazione è certamente l’argomento centrale dell’intero romanzo. Una sottile sofferenza attraversa le pagine e pian piano anche il lettore sembra avvertire la fragilità dei legami descritti.
Katarìna ripercorre la sua storia d’amore con il marito Eugen: brevi momenti felici, ma anche dolori taciuti, assenze, tradimenti.
Ma l’orizzonte delle separazioni vissute dalla protagonista è molto più ampio. Nel libro emerge il rapporto a distanza con la sorella, l’addio a un figlio mai nato e il distacco dalla sua terra verso una nuova vita in Italia.
“Era tutto molto veloce, ma quando si arriva a un bivio, la vita sceglie e Katarìna sapeva che poteva solo seguirla. Le parole non dette, le attenzioni mancate sono quelle a far maturare le decisioni.”
Al di sopra di tutto, però, esistono anche fili che si riannodano, sentimenti che rinvigoriscono. Un esempio è l’amicizia ritrovata con Viera, che spicca decisamente tra tutti i personaggi descritti per l’attenta introspezione psicologica.
Lo stile dell’autrice è caratterizzato da una prosa asciutta ed essenziale. Risente senza dubbio del fatto che l’italiano non è la sua lingua madre, ma il risultato garantisce comunque scorrevolezza e sostanza ad una narrazione alla fine limpida e pulita.
Le vicende storiche fanno da sfondo alla vicenda, ma rimangono ai margini della storia narrata, appena accennate, quasi a voler stendere un velo sul passato e sul dolore che porta con sé.
anche io darei quattro stelle a “Divorzio di velluto”, perché mi ha senz’altro colpita per la pacatezza con cui vengono descritte situazioni e distacchi e anche per il parallelismo fra i divorzi silenti tra katarina ed eugen e quello fra la slovacchia e la repubblica ceca.
tuttavia non sono riuscita a stare dietro ai flashback o – peggio – a rendermi conto se avevo di fronte un flashback o il tempo presente. non so se questo sia dovuto al limite della padronanza linguistica, come dice la recensionista antonella covelli, o all’attenzione con cui l’ho letto… ma ho avuto spesso l’impressione di brancolare in più romanzi paralleli, con tanti personaggi femminili che nella mia mente finivano per confondersi.
🙁