“Frammenti” è una raccolta poetica di Alfredo Luzi (1929-1972) che a febbraio 2024 Ali Ribelli ha proposto nella Collana “La stanza del poeta” diretta da Giuseppe Napolitano, docente, poeta e saggista. Ringraziamo la casa editrice e l’agenzia di stampa Anna Maria Riva per la copia cartacea ricevuta in omaggio.
Chi era Alfredo Luzi
La premessa di presentazione, a firma dello stesso Napolitano, oltre alla storia editoriale ci avvicina alle coordinate umane, emotive, letterarie di uno scrittore dilettante. Infatti Luzi non ebbe la possibilità di coltivare unicamente e affinare con l’ars una sensibilità poetica a tratti acerba o scolastica, ma piuttosto spiccata. Nello stesso tempo omaggia due figure femminili – educatrici, madri, poetesse – dal destino speculare. Vediamo perché. La prima è Lina Rotunno. Fu il figlio Giuseppe Napolitano a dare alle stampe con il titolo “Strappi d’anima” un suo quaderno di poesie scoperto casualmente, assecondando un impulso morale. Lo stesso che spinse la seconda, Adriana Panza, a caldeggiare la pubblicazione dei testi del marito Alfredo Luzi, da lei rinvenuti a cinquant’anni di distanza dalla sua prematura scomparsa.
Sono questi i frammenti che leggiamo, da non confondere con l’omonima raccolta fatta stampare in proprio dall’autore presso una tipografia di Macerata.
Trama di Frammenti
“Frammenti” contiene 76 testi omogenei per argomenti e temi, meno per soluzioni formali. La maggior parte è legata all’Africa, luogo dell’impegno professionale e dell’amore, tanto da recare in calce alla maniera ungarettiana data e luogo di composizione relativi al triennio 1958-1960. Infatti gli studi di agronomia portarono Luzi in Somalia dove lavorò in qualità di perito agrario per l’Amministrazione fiduciaria italiana, volta a preparare il Paese all’indipendenza. Qui incontrò la futura moglie Adriana Panza. Numerosi testi della raccolta la celebrano come donna del destino, con una dedizione commovente incrinata dal timore di perderla. Rientrato in Italia, appena quarantenne in località Forca d’Acero sull’appennino abruzzese venne travolto da una slavina insieme al figlio Lauro di otto anni. Al netto di ogni considerazione artistica, la sua vita non lascia indifferenti.
Furono le necessità familiari a fargli accantonare la passione per lo spettacolo e la recitazione, ma quella per l’atto creativo del poetare non lo abbandonò mai.
La sua Africa si attesta sulla triangolazione Baidoa, Genale e Mogadiscio. Al netto dell’intento descrittivo, la concretezza di un paesaggio estremo, suggestivo, fatto di contrasti e mistero spesso offre il destro a riflessioni esistenziali. Per esempio mentre davanti ai nostri occhi si apre un paesaggio coltivato che serba l’incanto fiabesco da regno delle fate, il pensiero si volge al rimpianto (Limuru). La pioggia tropicale storna la siccità, ma il poeta sembra estraneo alla natura in festa (Pioggia). Il passaggio dal crepuscolo alla notte in un villaggio ricco di suoni e colori o in una landa deserta invita a perdersi nell’immensità di un silenzio che ferma il mondo (Ricordi, Calma sera) o ad arrendersi di fronte al Nulla, quello della morte (La notte). Baidoa viene omaggiata in quanto luogo dove l’autore conobbe la donna della sua vita (Tu e io):
“Eppur sempre vivrai per il futuro
nel pensier mio, nell’intima mia vita,
perché la donna per sempre preferita,
m’additatisti allora che l’ospitasti.
A proposito della cittadina somala, una leggenda racconta che un uccello beccando il terreno segnalasse la presenza di questa terra incontaminata. Non sappiamo se Luzi la conoscesse, ma sono tanti gli uccelli della raccolta che come tortore, colombe, usignoli emettono il loro canto primordiale (Natura) oppure rapaci si apprestano a ghermire la preda (Realtà incompresa).
Recensione
In questi componimenti affiora l’immagine della moglie, variamente proposta nella versione ammaliatrice, in quella spirituale di anima gemella o come presenza vicina al poeta nell’ascolto della natura. La donna amata si impone come pensiero dominante, da cui attingere speranza e forza (Fede). Quanto al tema della festa di cui sopra, il poeta oscilla tra un sentimento di estraneità rispetto al tripudio di fauna e flora (Pioggia) e una compartecipazione positiva con essa (9 giugno).
Alcuni componimenti tradiscono scoperte reminiscenze leopardiane (Bene offeso e Giorno di festa); le antitesi di altri richiamano Petrarca (Pianto e sorriso). Talvolta l’apertura verso la diversità culturale zoppica, perché i locali sono chiamati perduta gente, d’intelletto scarno fanatici nelle loro danze tribali (Terra mia). Sotto questo profilo Alfredo Luzi è figlio del suo tempo.
La silloge poetica “Frammenti” di Alfredo Luzi fa emergere una personalità irrisolta, in preda a slanci e sofferte antinomie. Un “torpore” dell’animo lo tormenta, insieme a una visione tendenzialmente pessimistica della vita. Il ritratto di un uomo che forse, seguendo in toto le sue inclinazioni letterarie, avrebbe potuto trovare il suo centro di gravità poetico ed esistenziale.