“Randagi” – Marco Amerighi


Voto: 4,5 stelle / 5

“Randagi” è il secondo romanzo di Marco Amerighi, dopo “Le nostre ore contate” (Mondadori 2018), vincitore del premio Bagutta Opera Prima. E’ stato pubblicato ad agosto 2021 per la casa editrice Bollati Boringhieri e può essere definito un vero e proprio romanzo generazionale, incentrato sulle delusioni e sulle ferite di un gruppo di ragazzi, a cavallo tra gli anni Novanta e il primo decennio del Duemila.

Il libro è tra i dodici candidati alla LXXVI edizione del Premio Strega.

Trama di Randagi

Il giovane Pietro Benati ha un rapporto particolare con la sua famiglia. La madre è ossessionata dalla sua ipocondria, il padre è un giocatore incallito, invischiato in vicende oscure e inconfessabili, persino il nonno, ai tempi della guerra in Etiopia, nascose pesanti segreti. Al suo fianco c’è il fratello Tommaso, esuberante, atletico, sempre sulla strada del successo.
Pietro si sente slegato da questa realtà. Il suo carattere chiuso e le sue continue insicurezze lo portano a rifugiarsi nella realtà virtuale dei videogiochi o tra le note della sua chitarra, uniche ancore di salvezza in un mondo a cui sente di non appartenere.

Dopo i primi fallimenti come musicista e lo scandalo che sconvolge la sua famiglia, Pietro parte per Madrid, approfittando del progetto Erasmus. Qui incontrerà una serie di personaggi sradicati e sofferenti, tra cui spiccano Dora e Laurent. Vite al limite, fantasmi dal passato, avventure sregolate caratterizzano le pagine del romanzo, rendendo sempre più complesse le loro esistenze.

Noi, mio caro, siamo una specie di mutazione genetica tra Leopardi e Kurt Cobain.”

Recensione

I Randagi vagano senza una meta, persi tra le strade del mondo, con i loro tormenti e il peso dei loro fallimenti sulle spalle. Si chiudono nelle loro solitudini e cercano un po’ di calore solo per sentirsi ancora vivi.
I Randagi incontrano universi interi e presto se ne allontanano, fuggono dai legami troppo stretti e hanno paura di sentirsi felici.

Pietro, Dora e Laurent. Anime randagie incontrate per caso, che hanno condiviso un breve tratto di vita insieme, destinate a perdersi e ritrovarsi. Dietro ad ognuno di loro il dramma di famiglie lacerate, indifferenti o scostanti, il peso di sconfitte che tormentano o sensi di colpa mai espressi.

Forse non avevamo scelta e ci siamo comportati nell’unico modo possibile. Non hai mai l’impressione che sia tutto scritto e che l’unica cosa che ci resta da fare sia avanzare sui binari che qualcun altro ha costruito per noi? A me capita così spesso che certe volte non capisco se sono io a vivere la mia vita o qualcun altro.”

Tutto ruota intorno a Pietro, ragazzo debole, fragile, che vive all’ombra del fratello, il genio della famiglia, determinato e vincente in tutte le sue scelte. Attorno una miriade di personaggi, ben delineati e descritti in maniera accurata, tra cui Dora e Laurent. Le vite si incastrano tra di loro con intrecci arguti e con una dovizia di particolari che a volte distoglie l’attenzione e ci porta a procedere più lentamente nella lettura.
Ma in effetti “Randagi” è uno spaccato di vita, con le sue mille sfaccettature e pian piano il lettore impara ad apprezzarle.

Anche lo stile dell’autore è significativo in tal senso. La narrazione è in terza persona ed è caratterizzata da periodi ampi, pieni di energia, a tratti ironici, ma mai pesanti. La storia, anzi, le varie storie narrate si snodano tra Pisa, Madrid, Londra, fino alla Cordigliera delle Ande. E’ così che anche il paesaggio entra a far parte di questa incredibile varietà, che serve a determinare la struttura portante dell’opera. Variegata, sfaccettata, ma in fondo molto solida.

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