“Il castello della felicità” – Alessia Denaro


Voto: 4 stelle / 5

“Il castello della felicità” è il romanzo di esordio di Alessia Denaro pubblicato da Salani nel 2021 e illustrato da Alice Coppini. Ho comprato questo libro in occasione del “FLA – Festival di Libri e Altre cose” di Pescara nel 2021 e l’ho letto pochi mesi dopo insieme a mio figlio. Ve ne parlo solo ora e vi spiego perché.

Trama de Il castello della felicità

Tristano è il figlio del Barone De Feliciis, secondo il quale bisogna essere felici a tutti i costi. Il Barone si inventa il Trattamento della Felicità, che consiste nel riportare le persone a quando erano piccine e su cui basa il suo governo.

Quando Tristano ha dieci anni, viene stabilito che l’ homeschooling non va più bene per lui: è ora che lui vada a scuola e si confronti con altri bambini.

Tristano vorrebbe poter restare chiuso nell’armadio, o scappare di casa.

Fa entrambe le cose.

Trova riparo in un parco dei divertimenti inspiegabilmente chiuso, giù in paese, e qui conosce una serie di personaggi. Piano piano vengono a galla alcune vicende nascoste che riguardano proprio il parco a tema. Tristano e i suoi nuovi amici si mettono in testa di salvarlo.

Recensione

La sottotraccia de “Il castello della felicità” è molto tenera e rivelatrice. Non si può e non si deve essere felici a ogni costo, né si possono rendere sempre felici le persone, tantomeno i figli. La tristezza fa parte della vita e serve a solidificare le relazioni umane.

Per arrivare a vedere questa sottotraccia si deve arrivare fino alla fine del romanzo, passando per un percorso bello di formazione aperto al diverso e all’accettazione dell’Altro, nel rispetto delle sue stranezze e dei suoi limiti.

Ora vi spiego perché mi è servito del tempo per parlare di questo libro.

L’ho letto a mio figlio quando aveva sei anni, sera dopo sera, e forse la stanchezza non ha aiutato a tenere le fila della narrazione. Ho trovato molti personaggi da dover ricordare. Sono caratterizzati abbastanza bene, con pochi tratti ma decisi, alcuni anche molto divertenti, eppure mi sono trovata in difficoltà (più io, forse, di mio figlio, che li ha individuati presto grazie alle illustrazioni). Ci sono molti dialoghi, forse anche dispersivi. A un certo punto le avventure diventano proprio rocambolesche e io non sono stata più sicura di dove fossimo, con chi e perché.

“A dire il vero, se penso a mio padre, non riesco a immaginarmi la tristezza. Sono scappato perché ho bisogno di stare solo, libero”

Tuttavia, “Il castello della felicità” è un libro da leggere fino alla fine. Qui il cuore dell’adulto non può non essere toccato dal tema di fondo, formativo per tutte le età: “ognuno ha la sua tristezza”.

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