“Biancaneve nel Novecento” è un romanzo di Marilù Oliva pubblicato da Solferino all’inizio del 2021. È tra i romanzi presentati al Premio Strega dagli “Amici della domenica”. Della stessa autrice abbiamo recensito “L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre” e “L’Eneide di Didone“.
Trama di Biancaneve nel Novecento
In “Biancaneve nel Novecento” abbiamo due narratrici in prima persona, che ci parlano dalla soglia del nuovo Millennio: Bianca e Lili. La prima è nata alla fine del Novecento, la seconda lo ha attraversato.
Bianca racconta il rapporto difficile con sua madre, la simbiosi con suo padre, la solitudine che caratterizza la sua infanzia e la sua adolescenza. Lili racconta degli orrori della guerra e dei campi di concentramento in particolare, rivelandoci una realtà poco nota: l’allestimento di un Lagerburdell, un bordello all’interno del Lager. Un inferno che si aggiunge all’inferno.
Recensione
Lo stile di Marilù Oliva è incisivo e alla portata di tutti. Risponde all’impazienza del lettore con la guida sapiente di una goccia che piano piano riempie il suo contenitore. Ho trovato il giusto equilibrio fra il classico “show, don’t tell” e le parti introspettive in cui le protagoniste traggono delle conclusioni dal loro vissuto.
Nei ricordi di Bianca e Lili il “secolo breve” assume l’aspetto di una fiaba divisa fra buoni e cattivi, in cui i buoni come Padre Pino Puglisi e John Fitzgerald Kennedy vengono uccisi e mostri come Pietro Pacciani vengono messi in libertà. In questa fiaba il bosco non è salvifico come lo fu per la Biancaneve di Grimm ma è un luogo oscuro, intricato, in cui le scorciatoie sono solo delle illusioni che portano alla rovina.
“Lei sentenziò: «Tu sei un’artista». E aggiunse: «Perché non scrivi di due ragazze che avevano i genitori fuori di testa? Verrebbe fuori un romanzo da urlo, sai? Piacciono tanto le storie di bambini tristi con i genitori stronzi»”
Tra le figure più imponenti del romanzo c’è senza dubbio la madre di Bianca, Candida, che ho immaginato per tutto il tempo come la Jessica Lange di American Horror Story. È una donna che pesa molto nella vita della figlia nonostante la sua assenza fisica e affettiva: è una madre brusca, dipendente dall’alcol, che fa scelte che la costringono continuamente ad arrangiarsi.
Nella vita di queste personagge c’è bisogno di risoluzione e ognuna di loro fa fronte come può alla propria esistenza ai margini.
Il Male chiama altro Male? Marilù Oliva sembrerebbe dire di sì. Sembrerebbe anche ricordarci, però, che tutti possono spezzare un circolo vizioso a cui si sentono condannati.
Ho letto “Biancaneve nel Novecento” perché è stato scelto dal Club del libro della Libreria Primo Moroni per il Marzo dei libri.