“Il lupo della steppa” – Hermann Hesse


Voto: 4 stelle / 5

“Lei deve vivere e imparare a ridere”, dice Mozart al Lupo della Steppa, alla fine di questo romanzo di Herman Hesse, pubblicato nel 1927. E’ un’epoca storica tragica per la Germania, in cui si respira già l’aria pesante e tragica del nazismo. In Italia è pubblicato da Mondadori.

Trama de Il lupo della steppa

Il protagonista de “Il lupo della steppa” è Harry Haller. Entra in scena come un uomo deluso dalla vita e da se stesso, senza fissa dimora, e senza passato. Affitta una camera presso una signora di mezza età e suo nipote, un impiegato in un ufficio. Harry Haller è silenzioso, è uno studioso, dalle abitudini sregolate. Sembra che dorma di giorno e viva di notte.

All’inizio il nipote dell’anziana affittuaria, lo guarda con diffidenza, poi impara a stimarlo e ad amarlo, tenendolo a una certa rispettosa distanza. E’ proprio il nipote che rivela al lettore che Harry Haller si autodefinisce come il Lupo della Steppa.  Harry Haller ha affidato al giovane le sue memorie, consegnandogli un manoscritto. Da qui in poi, il romanzo procede col racconto in prima persona di quest’uomo misterioso.

Il romanzo è suddiviso in tre parti: la prima parte dedicata alla prefazione del giovane affittuario, che introduce il personaggio Harry Haller; la seconda dedicata alle memorie di Harry Haller; la terza, un piccolo intermezzo, intitolato “Dissertazione sul Lupo della Steppa”.

Recensione

Il grande tema di tutto il romanzo è principalmente la dualità, “Haller è uno di quelli che vengono a trovarsi tra due epoche”. Questa dualità costringe il protagonista a una vita a metà. Infatti questa dualità non si risolve mai, e le parti all’interno di sé sono sempre in conflitto: Haller è metà Lupo della Steppa, metà borghese. Metà romantico, metà moderno. Metà puro intellettuale, metà corrotto. In cerca del divino, in cerca di deviazione.

Il romanzo rappresenta una sorta di percorso onirico all’interno dell’inconscio di Harry Haller, in cui lui scopre le sue mille identità. Questo viaggio è a volte fluido, a volte ingarbugliato, a volte tetro, a volte soffocante. Il lettore perde i punti di riferimento e non si sente a proprio agio. La lettura procede talvolta a fatica, per lo stile evocativo e immaginifico che veicola contenuti talvolta assurdi.

A tratti lirico, a tratti forzato, “Il Lupo della Steppa” è un romanzo che si pone un altissimo obiettivo: esplorare l’inconscio, sposando le teorie e gli studi psicoanalitici, dell’inizio del XX secolo. Herman Hesse (Harry Haller), scrive un romanzo bello, difficile, impegnativo, a volte cadendo nella trappola di una certa verbosità e di visioni troppo cerebrali e slegate dall’aspetto emotivo. Ciò fa spesso sentire il lettore troppo distante dalle realtà che descrive; viene a mancare cioè, un’efficace identificazione o una certa empatia tra lettore e protagonista

Stefania de’Flumeri

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