“Mercenari” – Domenico Vecchioni


Voto: 5 stelle / 5

Mercenari. Il mestiere della guerra dall’antica Grecia al Gruppo Wagner” è un saggio di Domenico Vecchioni in libreria dal 28 febbraio 2024 (Diarkos Editore, Collana Storie, 304 p.). Ringraziamo l’autore per l’omaggio cartaceo.

Diplomatico, ha ricoperto importanti incarichi alla Farnesina e all’estero; storico, vanta più di una trentina di pubblicazioni con una predilezione per biografie politiche e mondo dello spionaggio; collabora da tempo con riviste specializzate.

Di Domenico Vecchioni abbiamo recensito “Pablo Escobar. Vita, amori e morte del re della cocaina”, “Le dieci donne spia che hanno fatto la storia”, “Legione straniera. Storia, regole e personaggi”, “Suez. Il canale che ha cambiato la geografia del mondo”, “Lo sbarco in Normandia“, “Le spie del Duce”.

Questa monografia forma un dittico ideale con “Legione straniera. Storia, regole e personaggi” perché ripercorre l’evoluzione del mestiere delle armi dal mercenario al contractor, tutt’altro che marginale e circoscritto a specifiche congiunture geopolitiche come insegna la storia militare. La guerra non accompagna forse la storia dell’umanità?

Trama di Mercenari

Le prime testimonianze riguardano l’antico Egitto dove gli effettivi da destinare alla guerra sono esigui. Infatti l’impiego di quasi tutta la popolazione nella costruzione di opere monumentali rende necessario il ricorso a truppe straniere. Nella battaglia di Qadesh, per esempio, tra le fila Egizie è attestata una presenza massiccia di Greci, i grandi mercenari dell’antichità. Sono gli opliti, fanti armati pesantemente e addestrati all’offensiva in formazioni compatte, gli stessi che Senofonte nell’ “Anabasi” consegna ai posteri.

Scrittore e soldato, Senofonte non è un’eccezione. Anche il poeta Archiloco per campare combatteva da freelance. Registrò come reporter la ritirata dall’attuale Iraq alla Grecia di diecimila mercenari Greci – numero dall’eco favolistica – prima assoldati in una lotta fratricida, poi costretti a un epico dietrofront. Morto il committente, sconfitta la sua fazione e senza paga cos’altro avrebbero potuto fare?

Forse per non offuscare il mito della piccola polis pronta a sacrificarsi in battaglia per la democrazia, si minimizza o omette il ricorso a mercenari da parte dei Greci. Eppure in una fase di crisi generalizzata, sfiducia verso le istituzioni e flessione demografica:

l’esercizio della guerra fu delegato ai professionisti, la cui vita valeva meno di quella di un cittadino”.

A ben vedere la Légion étrangère venne istituita duemila anni dopo in un clima analogo di instabilità sociale. Un corpo militare di stranieri da impiegare in Algeria avrebbe rassicurato l’opinione pubblica francese, stornando l’orrore della morte e il carico economico della politica coloniale. Anche nella battaglia di Bachmut ad essere maggioritario rispetto all’esercito regolare russo è stato il Gruppo Wagner, sul quale torneremo più avanti. Agli occhi di una nazione ogni guerra è sempre difficile da giustificare.

L’excursus nell’antichità si avvale del contributo letterario di Flaubert, che fa del mercenarismo cartaginese lo sfondo per il romanzo storico “Salambô”.

Nel Medioevo “i guerrieri per mercede” si raggruppano in bande armate fuori controllo avvezze al saccheggio. Per le compagnie di ventura, eserciti veri e propri fino a tremila unità, occorre attendere il Rinascimento, Golden age del condottiero che mette il suo expertise al servizio del miglior offerente, Papa compreso. Il che a dire optare sul campo per operazioni coordinate di piccole truppe o loro avvicendamento a rotazione. Il capitano di ventura diventa una categoria professionale di spicco, cerniera tra committenza e microcosmo militare.

Quando aumentano le richieste di fanteria specializzata, vengono ingaggiati i Quadrati svizzeri da non confondere con i Lanzichenecchi benché le armi in dotazione siano le stesse. Così per un capriccio della Storia il Paese elvetico, neutrale dal primo Ottocento, in passato si distinse come principale bacino di reclutamento. Di contro non mancarono uomini pronti a combattere solo per un ideale. Lo dimostra il volontarismo nei due conflitti mondiali e nella guerra civile spagnola.

Siete interessati alle gesta di corsari alla Francis Drake? Bene, l’autore argomenta la loro estraneità dal cosiddetto mercenarismo marittimo. Se ad affascinarvi è l’esotico, scoprirete la carriera di tre uomini d’armi (un filibustiere plurilaureato, un mercenario dal pensiero grandioso, un ex soldato votato alla politica) che come nel romanzo di Kipling vollero diventare re. Amate le curiosità? Da cinquant’anni una rivista specializzata statunitense aggiorna gli appassionati sulle ultime novità: metodi di combattimento, interrogatori, armi e via discorrendo.

A partire dall’era moderna il mercenariato alterna fasi di contrazione ed espansione. La prima coincide con la creazione degli eserciti nazionali. La seconda con la decolonizzazione in Africa e la contemporaneità. Tra i principali Paesi fornitori di combattenti nel secondo dopoguerra le sorprese non mancheranno. Per esempio in uno sfondo politico particolarmente complesso, a trovare nuovi sbocchi lavorativi nelle prime società militari private furono i soldati del Fronte nazionale di liberazione dell’Angola, rimasti disoccupati. Senza contare l’esubero dell’offerta di specialisti conseguente alla smobilitazione dei grandi eserciti occidentali a fine Guerra fredda.

Oggi l’attività militare e di sicurezza è affidata a compagnie private, veri giganti economici, dove lavorano i contractors che non sono la fotocopia giuridica dei mercenari. Privatizzata in un sistema imprenditoriale, offre l’intera gamma di servizi legati alla guerra insieme a protezione, scorta, cybersecurity, controspionaggio economico, trasporto fondi, sminamento, intelligence e peacekeeping. Poiché la sicurezza è diventata merce, anche fare la guerra è business e il mercato sembra non conoscere flessioni. Domenico Vecchioni si inserisce nell’acceso dibattito sul futuro delle società militari e di sicurezza private, sia in relazione al diritto internazionale sia al loro ruolo politico ed economico su vasta scala. Soppesa punti di forza, criticità, rischi. Cosa accade a breve e lungo termine quando lo Stato non ha più l’esclusività della sicurezza? L’argomento è delicato perché gestire la sicurezza, significa gestire la pace.

Lo specchio di tiro del mercenarismo attuale inquadra il battaglione Azov e il Gruppo Wagner, un unicum tra le formazioni paramilitari. Qui la parola passa alla cronaca. Viene ricostruita in dettaglio la parabola del suo comandante Evgenij Prigožin che insieme ai grandi mercenari del Novecento arricchisce la galleria di figure ‘eccezionali’, al centro della produzione biografica dell’autore.

Recensione

Mercenari. Il mestiere della guerra dall’antica Grecia al Gruppo Wagner” è una lettura esaustiva e brillante. Curiosità, aneddoti, un corredo iconografico e soprattutto competenza ne fanno un page-turner. L’approccio multidisciplinare chiama in causa tattica, strategia, logistica, mappa geografica della committenza, aree degli interventi militari, casi esemplari, economia, politica e società. E sottolinea il vulnus del quadro giuridico di riferimento che ad oggi, pur vietando il mercenarismo sul piano internazionale, non cerca:

di regolamentare tale divieto, consentendo però agli Stati ampia discrezionalità di intervento. Il che peraltro lascia un certo margine d’incertezza normativa e di fluidità giuridica nell’opaco mondo delle iniziative mercenarie.”

Argomenti tecnici (pensiamo alle specifiche sulle Risoluzioni dell’ONU oppure alle variazioni delle maglie legislative nei singoli Stati) vengono spiegati con chiarezza. Sotto questo profilo Domenico Vecchioni è un grande comunicatore.

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