“In clinica psichiatrica c’è il glicine fiorito” – Barbara Giangavrè


Voto: 3 stelle / 5

In clinica psichiatrica c’è il glicine fiorito” è un saggio autobiografico di Barbara Giangavrè, pubblicato da Fides edizioni nel 2024. Sapiente e senza filtri edulcoranti che addolciscano la tematica affrontata, si presenta come un percorso nei corridoi di un inferno personale, affrontato con determinazione e volontà di non soccombere. Sinceri complimenti all’autrice per la sua forza e lo spirito con cui ha esposto e si è esposta a noi.

Ringraziamo l’autrice per la copia digitale inviata in omaggio.

Trama di In clinica psichiatrica c’è il glicine fiorito

“In clinica psichiatrica c’è il glicine fiorito” è la riflessione di denunce, che varcano il mondo rinchiuso in una sterile struttura. Un desiderio irrefrenabile al varcare delle parole oltre confini materiali. Questo libro lo definirei un vero diario, una stesura realizzata nonostante i deliri di altri pazienti, durante la lucidità mentale della autrice. Un diario pulito e sincero, nessuna edulcorazione si palesa e si avverte tra le sue righe, una vera rarità in un mondo fatto di scrittori e apparenze. Anche gli errori fanno parte viva di questo diario. Un attento lettore vi troverà radici di poesia, una forma di terapia autoindotta come allevio e percorso nella malattia mentale.

In questo libro che è pure una ricerca tra le mura e lo stato delle cose in cui vertono le cliniche psichiatriche che dipendono dalla buona condotta di medici che, quasi di prassi portano a curare con la sedazione preventiva quale terapia indotta e risolutiva. La malattia mentale è scomoda, sia per i famigliari che supportano i loro conviventi sia per le istituzioni definite a gestire tali.

La depressione come disturbo mentale la depressione come percezione distorta di sé, degli altri in una distopia della realtà che associata all’assenza di inibitori del cervello e produttori di sostanze chimiche inadeguate devasta la mente della persona, a questo punto interviene la terapia chimica in forma di onda d’urto, mascherata da psichiatria.

Recensione

Nel giardino dove il glicine allunga i suoi rami oltre le mura, ognuno dialoga con i propri demoni interiori, non sorride e tanto meno ride una risata non isterica, ognuno è per sé, e ogni disturbo è un disturbo amplificato alla persona vicina. L’aria che si respira è putrida e ha odori di umori. Il colore delle cose è indefinito, solo il glicine fiorito riesce ad uscire alla luce del sole, solo l’esternare il proprio disagio descrivendo gli spazi, il tempo e tutto ciò che si definisce vita tra queste mura. Solo ciò ha portato l’autrice alla libertà dei propri pensieri ora tradotti in aiuto per tanti altri pazienti.

Le stelle che merita non sono una valutazione equa, ciò che si legge è una autoterapia che trascende e va oltre la terapia farmacologica.

Mera valutazione del racconto da parte del recensore 3 stelle, motivate dalla difficoltà di immedesimarsi nel protagonista e alcuni passaggi ostici. La lettura in pdf, alla mia persona toglie l’approccio umano con lo scrittore, è un mio limite lo so.   

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